DANIELE DE SALVO
Cronaca

Coronavirus, soldi alle cliniche private per curare chi guarisce

Il virus che fa business: mentre ci sono soluzioni a costo zero l’Ats firma per l’«attivazione dei servizi di degenza»: 150 euro al giorno per paziente

Trasferimento di pazienti

Lecco, 17 aprile 2020 -  Il nuovo coronavirus vale 150 euro al giorno per ogni paziente ricoverato in una clinica privata. I conti del business da Covid-19 sono indicati nella deliberazione numero 226 del 10 aprile 2020 firmata dal direttore generale dell’Ats della Brianza Silvano Casazza, con la quale viene concesso il nulla osta alla stipula di un contratto «finalizzato esclusivamente all’attivazione dei servizi di degenza per la sorveglianza sanitaria» alla G.B. Mangioni Hospital di Lecco, al Policlinico di Monza, gli Istituti clinici Zucchi sempre di Monza e la Multimedica di Villa Bianca di Limbiate, dove trasferire i degenti dimessi dagli ospedali ma che non possono tornare ancora a casa perché non completamente ristabiliti oppure in quarantena.

«L’Ats riconosce la tariffa giornaliera fino ad un massimo di euro 150/die a paziente assistito, comprensiva dei farmaci ad eccezione dei farmaci ad alto costo e dei presidi nonché delle prestazioni diagnostiche non invasive e delle prestazioni alberghiere come mensa, pulizia, lavanderia», si legge nello schema tipo di contratto. I 150 euro al giorno servono cioè per assicurare vitto, alloggio, farmaci da banco, la misurazione di febbre e saturazione, il tampone e magari una lastra. Partecipano anche la cooperativa Osa per 20 posti letto dedicati all’interno dei nosocomi di Vimercate e Giussano.

«Intanto però all’ospedale pubblico Umberto I di Bellano, che è stato completamente svuotato per lasciare spazio ai malati non acuti di coronavirus, il primo piano con i suoi trenta posti letto mai utilizzati è vuoto da due settimane, mentre al terzo piano sono ricoverate solo 15 persone che presto verranno dimesse – denuncia Ercole Castelnovo, capodelegazione della Rsu dell’Asst provinciale di Lecco -. Gli unici a restare sono gli utenti di una comunità psichiatrica». Anche al Mandic di Merate si contano alcuni posti liberi ed è stato inoltre cassato l’allestimento di un ospedale da campo che sarebbe stato regalato e attrezzato gratuitamente da alcuni benefattori per i pazienti in via di guarigione, come è stato bocciato un innovativo progetto di telemedicina per assistere i pazienti tramite un’app. «Il caos regna sovrano, non si comprende la regia di certe scelte ma la morale mi pare sempre la stessa – prosegue e avverte il sindacalista -. Le strutture sanitarie private, dove è stata sospesa ogni attività e non hanno quindi potuto lavorare, stanno presentano il conto».