Condanne alla mafia delle estorsioni Duecento anni per 34 imputati

Risarcimento riconosciuto alla società Spumador a cui veniva imposto di dirottare le consegne su aziende di trasporto merci controllate dai fratelli Salerni. Al boss inflitti 11 anni e 8 mesi

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CADORAGO (Como)

di Paola Pioppi

Condanne per oltre 200 anni per 34 imputati, tre patteggiamenti e 100mila euro di risarcimento riconosciuto alla società Spumador, costituita parte civile nel processo che si è svolto con rito abbreviato davanti al Gup di Milano Lorenza Pasquinelli. È il primo pronunciamento dell’indagine “Cavalli di razza“ della Dda di Milano, che lo scorso anno è sfociata in 54 arresti e decine di indagati e piede libero. Un procedimento giudiziario articolato, con diversi filoni di accusa, che si è ulteriormente frammentato con la scelta del rito processuale.

Le accuse di associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetista – mosse dai pubblici ministeri Pasquale Addesso e Sara Ombra, che hanno coordinato le indagini della Guardia di finanza di Como e della Squadra Mobile di Milano - si sono concentrate soprattutto sulle zone di Como e Varese, ma un grosso capitolo riguarda le estorsioni alla società Spumador, a cui veniva imposto di dirottare le consegne su aziende di trasporto merci controllate dai fratelli Salerni, Antonio, 55 anni e Attilio, 61 anni entrambi di Gerenzano, a capo della Sea trasporti di Mozzate. Entrambi sono stati condannati a 9 anni e 4 mesi, ma il giudice ha disposto anche la confisca di tutto il capitale sociale, dei mezzi mobili e immobili della società, compreso il parco mezzi di trasporto, parte dei quali già sottoposti a sequestro. Condotte di estorsione portate avanti per anni, che avevano fatto lievitare esponenzialmente il fatturato delle attività di trasporto della famiglia Salerni, minacciando i dipendenti affinché estromettessero i concorrenti e affidassero solo a loro, o ai trasportatori a loro vicini, qualunque tipo di incarico riguardante la logistica. Dipendenti le cui testimonianze sono state ascoltate nel processo dibattimentale in corso a Como, a carico di altri 11 imputati. Condanne anche per le figlie, Valentina Salerni, 36 anni di Lomazzo, 2 anni e 8 mesi di reclusione e Rossella, 29 anni di Cadorago, 3 anni. La condanna più alta, 11 anni e 8 mesi, è stata letta per Bartolomeo Iaconis, 63 anni, accusato di associazione mafiosa assieme alla moglie, Carmela Consagra, 54 anni di Appiano Gentile, condannata a 7 anni e 8 mesi, Elisabetta Rusconi, 57 anni di Appiano Gentile, 7 anni e 8 mesi, Michelangelo e Pasquale Larosa, 51 e 29 anni, entrambi 10 anni di condanna. Davanti al Gup di Milano, tre imputati hanno deciso di patteggiare, tra cui 2 anni l’ex finanziere Michele Contessa, 48 anni, e un anno e 10 mesi l’imprenditore comasco Luca Molteni, 43 anni, accusati rispettivamente di aver effettuato e beneficiato di un accesso abusivo nella banca dati delle forze di polizia, le cui posizioni sono emerse durante le indagini.