Lecco, escursionista nel crepaccio: condannata la guida alpina

"Non ha adottato le necessarie precauzioni". Il giudice stabilisce maxirisarcimento per la vittima

Migration

Lecco, 14 settembre 2022 -  Guida alpina lecchese condannata. Dovrà risarcire un imprenditore di Venezia per i traumi e le conseguenze riportate in un incidente durante l’escursione del 4 marzo 2016 sul versante valtellinese del Cevedale. La nota guida alpina, Fabio L., 63 anni, era alla testa della comitiva di 12 persone e l’imprenditore del Lido di Venezia è finito in un crepaccio, riportando la frattura della tibia e un’invalidità del 18%. L’imprenditore ha fatto causa per omissione e in sede civile il giudice di Lecco, Alessandro Colnaghi, ha condannato il 63enne al risarcimento di 60 mila euro, oltre alle spese legali. L’imprenditore - assistito dagli avvocati Augusto Palese e Paolo Vianello del Foro di Venezia - ha ancora numerosi limiti fisici e soffre di pesanti limiti anche sul fronte lavorativo. Il 4 marzo di sei anni fa aveva deciso di partecipare ad un’escursione guidata sul monte Cevedale, assieme ad altri sci alpinisti e nel corso della salita con gli sci muniti di pelli di foca, era il quinto della fila ed i componenti del gruppo procedevano tenendo una distanza di circa 10-20 metri l’uno dall’altro, come indicato dalla guida alpina. Quando mancavano circa 200 metri per raggiungere la vetta del Cevedale, il 50enne, che stava seguendo la pista battuta dalla guida alpina, è caduto in un crepaccio, apertosi sotto i suoi piedi, scivolando per circa 6/7 metri all’interno e rimanendo incastrato nel crepaccio, senza avere la possibilità di uscire, anche a causa dell’intenso dolore alla gamba destra ed è stato successivamente trasportato all’ospedale di Sondalo.

Sono stati necessar i 4 mesi di cure sa nitarie e tuttora soffre di pesanti limiti anche sul fronte lavorativo. Gli avvocati Palese e Vianello hanno sostenuto nell’udienza davanti al giudice Colnaghi che "se il 50enne fosse stato legato avrebbe avuto dei danni molto più limitati". Tesi accolta dalla guida alpina Erminio Sertorelli. Sono inoltre state disposte due perizie - una delegata ad una nota guida alpina della zona, alla quale è stato chiesto di accertare se la decisione di non legare gli escursionisti era corretta, in ragione delle condizioni meteo e di neve esistenti il giorno del sinistro nel luogo della caduta e, successivamente, una medico-legale, per quantificare le lesioni patite dall’attore e al termine il giudice ha integralmente accolto la richiesta avanzata dai legali, condannando la guida alpina a risarcire il danno.