La Norda non paga le concessioni. E la Provincia adesso batte cassa

Lecco, l’amministrazione provinciale si rivolge a un legale per ottenere il saldo d al Tribunale

Lo stabilimento delle acque minerali Norda a Introbio

Lo stabilimento delle acque minerali Norda a Introbio

Introbio (Lecco) - Le acque minerali della Valsassina sono rimaste sullo stomaco alla Provincia di Lecco costretta a dare mandato a un legale per iscriversi alla procedura di concordato preventivo delle Acque Minerali d’Italia Spa titolari attraverso la Norda, una delle marche più note del gruppo, di alcune concessioni a Introbio, Daggio e Cantellone. In base alla legge sulle terme e le minerali il concessionario deve corrispondere alla Provincia in cui si trova la fonte un canone, un diritto di concessione che va anticipato ogni anno e si paga in base agli ettari che costituiscono il bacino idrico, al quale va aggiunto un canone di imbottigliamento da corrispondere ogni 6 mesi proporzionale alla quantità di acqua venduta. Nel caso di Norda mancano le concessioni per 2018, 2019 e i primi 3 mesi 2020 quando l’azienda ha presentato domanda di concordato preventivo.

Un conto di oltre 120mila euro che la Provincia ha deciso di farsi riconoscere dal Tribunale di Milano dove l’8 marzo è stata aperta la procedura di concordato dell’Impresa Acque Minerali d’Italia proprietaria del marchio. L’incarico affidato all’avv. Nicola Brenna, esperto in materia visto che pochi anni fa si era occupato sempre per la Provincia del recupero delle concessioni mai pagate dall’Antica Fonte di Tartavalle, altro dei marchi storici della minerale in Valsassina. Dopo il fallimento il marchio è stato rilevato dall’imprenditore olandese Lodewijk Bianchi, determinato a rilanciare l’oligominerale nelle varianti di acqua da tavola e a uso medico per il suo contenuto di ferro. Roberto Canali