Civate, il cavalcavia di Isella "non può sostenere il passaggio di mezzi pesanti"

Per l'esperto Anas è un miracolo che il viadotto sia ancora in piedi e non sia invece crollato come il “gemello” di Annone Brianza

Il cavalcavia di Isella

Il cavalcavia di Isella

Civate, 23 marzo 2017 - Il cavalcavia di Isella, Civate, non è stato progettato per sostenere il passaggio di mezzi pesanti. Quando è stato costruito ormai nel lontano 1969 è stato realizzato come semplice «strada di collegamento con una frazione e di solo interesse locale». All’epoca, dall’altra parte della Lecco–Milano, del resto c’era solo qualche casa e qualche capannone artigianale, non si prevedeva che il ponte potesse essere solcato anche da camionisti alla guida di trasporti eccezionali carichi di tonnellate e tonnellate di ferro e acciaio per rifornire i futuri insediamenti metallurgici. Peggio: due delle sei travi portanti di sostegno risultano pesantemente danneggiate, come la spalla sul lato di Isella. E’ quanto riferisce nella propria relazione l’ingegner Giorgio Pedrazzini, incaricato dei funzionari di Anas di compiere accertamenti sulla solidità della struttura e sulle reali capacità di portata.

A suo parere pare sia un miracolo che il viadotto sia ancora in piedi e non sia invece crollato come il “gemello” di Annone Brianza. Nell’elaborato, recapitato in municipio a Civate, a Villa Locatelli e in Provincia a Como, si citano «due vistose sberciature che hanno intaccato profondamente il bulbo inferiore della trave prefabbricata e all’interno di una delle due sono visibili alcune tracce di acciaio in parte tranciate e in parte deformate». Ma anche in una terza trave si evidenzia «una vistsa sconnessione costituita da una fessurazione diagonale... mentre la spalla lato lago di Annone presenta un’accentuata rotazione che può essere stata incrementata in modo sensibile dal sovraccarico dovuto al transito di mezzi pesanti eccezionali». Si legge poi di «cuscinetti schiacciati», «discontinuità evidenti», «carbonazione superficiale», «percolature d’acqua», «rischio di distacchi», «degrado generale» e altro ancora. La conclusione è che «la struttura va abbattuta perchè ormai lesionata.