Castello, i bulli si pentono: "Siamo stati degli idioti". Utilizzarono delle spranghe

Sono undici “quei cattivi ragazzi” di Dolzago che la notte di Halloween hanno inseguito, bloccato e picchiato a sangue in strada a Castello Brianza Domenico Manzoni, il papà di 53 anni di Colle, “colpevole” di aver difeso il proprio figlio

Una rissa

Una rissa

Castello Brianza (Lecco), 13 novembre 2018 - Undici, alcuni dei quali armati di spranghe, contro uno. Sono undici “quei cattivi ragazzi” di Dolzago che la notte di Halloween hanno inseguito, bloccato e picchiato a sangue in strada a Castello Brianza Domenico Manzoni, il papà di 53 anni di Colle, “colpevole” di aver difeso il proprio figlio dai loro continui insulti, scherzi e minacce. Sono stati denunciati e devono rispondere dell’accusa di lesioni personali gravi in concorso, sebbene alcuni non abbia partecipato direttamente al pestaggio ma abbiano comunque fatto parte a pieno titolo della spedizione punitiva. Davanti ai carabinieri di Oggiono, che si sono occupati di identificarli e sentirli uno per uno, hanno ammesso le proprie responsabilità e confessato tutto. Inizialmente non si sarebbero resi conto della gravità del loro gesto, solo una volta messi di fronte all’eventualità di una condanna fino a sette anni di prigione, spiegano gli inquirenti, avrebbero realizzato il guaio che hanno combinato e in cui si sono cacciati.

«Non volevamo fare del male a nessuno, la situazione ci è sfuggita di mano – commenta uno del branco -. Ci spiace per come abbiamo ridotto quell’uomo e pure per come ci siamo comportati con suo figlio. Non siamo dei delinquenti, semmai siamo degli stupidi, anzi dei veri idioti. Abbiamo veramente superato il limite e rischiato di rovinare per sempre l’esistenza a una persona». Nonostante il rammarico al momento non hanno tuttavia ancora chiesto scusa direttamente alla loro vittima. «Nessuno di loro ci ha contattato né si è fatto vivo in qualche modo con mio marito né con mio figlio – riferisce la moglie del 53enne, che intanto è stato dimesso dall’ospedale San Leopoldo Mandic di Merate dove è rimasto ricoverato a lungo ed è finalmente tornato a casa in convalescenza -. Una richiesta di perdono sarebbe certamente gradita, sebbene non sufficiente perché comunque è giusto che paghino secondo quanto prevede la legge per quello che hanno fatto».

Lei, come il marito e il figlio vorrebbero inoltre chiedere a quegli undici giovani il motivo di tanta violenza: «Non riusciamo proprio a spiegarci come abbiano potuto commettere una simile azione così feroce e soprattutto il perché. È veramente assurdo, non c’è una logica né una spiegazione plausibile. È stato un gesto gratuito e privo di senso, fatichiamo a crederci che sia capitato veramente, sembra quasi di essersi svegliati da un incubo. Purtroppo non è stato un brutto sogno, le ferite e i lividi sul volto di mio marito indicano che invece è capitato per davvero».