"Permesso e busta paga. Ma per me la casa non c’è"

La giovane africana è stata vittima della tratta e ora vive in una comunità: "Vorrei andare ad abitare da sola, nessuno però è disposto ad affittare"

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Lecco, 22 novembre 2020 - Ha 24 anni e arriva dalla Nigeria. È una vittima di tratta di essere umani arrivata in Italia nel 2016. Adesso alloggia a Calolziocorte in un centro per donne che hanno subito violenze, tuttavia cerca un appartamento in affitto per trasformarlo nella sua abitazione e sentirsi finalmente di nuovo a casa. Quando dall’altro capo della cornetta del telefono comprendono che è straniera dell’Africa però la liquidano subito: "Affittiamo solo agli italiani", tagliano corto gli agenti immobiliari come i privati. E chi non osa tanto gonfia di proposito il canone e le chiede anticipi proibitivi. Eppure A. lavora stabilmente come aiuto cuoco in un ristorante di Malgrate, ha un regolare contratto di assunzione e percepisce lo stipendio. Ha anche da parte i soldi necessari per la caparra e per pagare le prime bollette. Inoltre ha conseguito la licenza media e quando può svolge servizio di volontariato. Ma non basta, perché è africana e nessuno vuole affittarle un’abitazione, nemmeno in condivisione.

"Quando sentono la mia voce capiscono che non sono italiana e mi rispondono che non hanno nulla da affittarmi", racconta la 24enne. Non si tratta della sua testimonianza e basta, lo provano le telefonate registrate e lo conferma Marianna Paternoster, educatrice della cooperativa L’Arcobaleno che la sta affiancando nel difficile percorso verso l’indipendenza. "Ha acquisito la consapevolezza di non essere più un’ospite ma una lavoratrice – spiega l’educatrice –. Con lei abbiamo elaborato un piano affinché possa gestirsi economicamente e per accantonare una somma di denaro da utilizzare per le spese di una casa in affitto che però non riesce a trovare". Non è certo l’unica: "Sono molti i migranti che hanno un lavoro e un contratto ma non riescono a trovare casa poiché non sono molto graditi. Ho assistito personalmente a reali telefonate come quelle che riferisce A. Io ci rimango molto più male di lei, che ormai si è abituata".

Alcuni stranieri e migranti a volte non onorano il canone, anche perché spesso sono le prime vittime della crisi economica. "Non siamo tutti uguali", replica A. che l’altra sera ha raccontato di sé e della sua storia durante una conferenza sulla discriminazione nell’accesso alla casa in provincia di Lecco organizzata dai responsabili del consorzio Consolida a cui hanno partecipato tra gli altri anche Anna Maria Cazzato del Distretto di Lecco e Chiara Dragoni, psicoterapeuta dell’Istituto europeo di psicotraumatologia. "Ci sono persone brave che pagano e persone non brave che non pagano". Ma cosa significa per A. una casa? "La casa per me è il posto dove abitare per sempre", risponde. A, che ha lasciato la propria terra, attraversato mezzo Continente nero e superato il Mediterraneo per cercarlo.