Immobiliare del Pertus: Carenno rischia la bancarotta

La corte di Appello di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado, riconoscendo alla società il diritto a un risarcimento di 700mila euro

La zona del Pertus dove doveva sorgere  il villaggio

La zona del Pertus dove doveva sorgere il villaggio

Carenno (Lecco), 18 febbraio 2018 - Carenno potrebbe finire in bancarotta. I giudici della Corte di appello di Milano hanno infatti condannato l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Luca Pigazzini e quella regionale a pagare in solido 700mila euro di risarcimento ai proprietari dell’Immobiliare del Pertus a cui è stato impedito di realizzare un immenso piano di lottizzazione. Il contenzioso si trascina da anni, la vicenda affonda le radici nel 1969, e in primo grado la richiesta degli immobiliaristi di intascare addirittura 20 milioni di euro a titolo di indennizzo per i mancati guadagni che sarebbero derivati dall’imponente operazione speculativa mai andata in porto era stata cassata.

"E' un bel problema e per noi che siamo una realtà di 1.500 abitanti si tratta di una cifra veramente importante – spiega il primo cittadino -. Tra l’altro potrebbe essere obbligati a liquidare subito la somma richiesta nonostante la possibilità di un eventuale ricorso in Cassazione. Per questo stiamo valutando con i nostri legali il da farsi e sondando la possibilità di domandare una sospensiva del provvedimento in attesa di chiarire definitivamente la situazione". L’unica nota positiva è appunto che dei 20 milioni di euro richiesti ne sono stati riconosciuti "solo" 700mila, che non sono altro che la differenza matematica tra le opere di urbanizzazione che sono state realizzate e pagate dagli investitori rispetto a quanto in realtà hanno potuto costruire. Il progetto inizialmente prevedeva l’innalzamento di abitazioni, villette e strutture alberghiere in grado di accogliere migliaia di persone, in cambio di diversi servizi pubblici, impianti sportivi, una piscina e una strada di collegamento con il Pertus.

Nel 1985 tuttavia, complice anche il tramonto dell’epopea turistica del piccolo centro della Valle San Martino, buona parte delle edificazioni inizialmente concesse sono state cancellate su indicazione dei tecnici di Regione Lombardia. Da qui la decisione dei titolari della società immobiliare di trascinare in tribunale amministratori municipali e regionali. Ma se in primo grado è andata loro male, in secondo grado appunto la decisione è stata in qualche modo ribaltata, sebbene solo in parte, perché il danno economico è stato sì riconosciuto, ma unicamente per quanto riguarda gli oneri di urbanizzazione di cui si sono fatti carico pur senza aver portato a termine l’interno progetto. Il principio del diritto edificatorio pregresso acquisito invece non è stato avvallato.