Bulciago, salvi i lavoratori della Teva

Il gruppo Flamma acquista il sito produttivo e reintegra dalla cassa integrazione decine di dipendenti dell’industria farmaceutica

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Lo striscione dei dipendenti della Teva, simbolo della lotta per la salvaguardia del posto di lavoro

Mentre si spera di essere ormai verso la conclusione della pandemia, anche peri lavoratori della ditta Teva arriva il lieto fine di una vicenda che, inizialmente, appariva drammatica. L’industria farmaceutica che produce principi attivi per i farmaci, entrata in crisi nel febbraio del 2021 ora è stata acquisita dal gruppo Flamma, una multinazionale con sedi negli Stati Uniti e in Cina.

Teva nasce a Gerusalemme nel 1935 come Sicor e poi prende il nome Teva, che in ebraico vuol dire "natura". Questa tipo di industria è molto importante perché qui vengono prodotti i principi attivi, cioè gli "ingredienti" dei farmaci o dei vaccini che curano le malattie e migliorano la vita delle persone: elementi di cui ci siamo resi conto tutti in questi ultimi due anni di Covid, in cui le aziende farmaceutiche hanno avuto un ruolo fondamentale. Il 16 febbraio 2021 i lavoratori dello stabilimento di Bulciago hanno ricevuto il comunicato che l’azienda avrebbe cessato la produzione e sarebbe stata smantellata, dopo 50 anni di attività. Non riuscendo a pagare gli stipendi a causa di un grosso indebitamento,Teva ha dovuto mettere in cassa integrazione 106 lavoratori che rischiavano il licenziamento. Alcuni hanno dato le dimissioni, altri hanno iniziato la lotta per difendere il posto di lavoro.

La reazione dei dipendenti infatti non si è fatta attendere: scioperi, stato di agitazione e presidio permanente, con l’aiuto dei sindacati che non li hanno mai abbandonati. Tanti cartelloni erano appesi ai cancelli dell’industria, visibili da tutte le persone che passavano in macchina dalla strada provinciale, molto trafficata.

Noi ci siamo interessati alla vicenda perché la nostra scuola è frequentata da molti alunni che abitano a Bulciago ed eravamo preoccupati per il futuro delle famiglie coinvolte.

Per fortuna, dopo due anni dall’inizio della vertenza, proprio all’inizio del 2022 è arrivato l’importante annuncio: il gruppo chimico farmaceutico Flamma, acquistando l’attività, ha salvato i 70 dipendenti rimasti.

I suoi dirigenti hanno assicurato che si impegneranno con tutta la grinta possibile per portare a termine la bonifica del terreno, inquinato dalle precedenti proprietà, tanto che Bulciago è stata sottoposta a controlli dell’Arpa e nel passato è stata chiamata la "terra dei fuochi" della Brianza.

Flamma ha annunciato inoltre che assumerà anche nuovi dipendenti: la creazione di nuovi posti di lavoro è un’ottima notizia per l’economia locale.

Quella di Bulciago è una storia finita bene, ma nello stabilimento Teva di Nerviano ci sono 360 persone che rischiano il licenziamento: un’altra battaglia da portare avanti per difendere il diritto al posto di lavoro, sancito dalla nostra Costituzione.