Botte e minacce al figlio: "Papà ha legami con la ’ndrangheta"

Rinviato il processo per lesioni. Il giudice manda gli atti in Procura:. "Far chiarezza su quei rapporti"

La Procura di Lecco ha ricevuto gli atti di un processo, che vede imputato un uomo nato a Capo Rizzuto, 59 anni, che ora risiede nel Lecchese: dovrà valutare se nel rapporto tra il padre e il figlio, anche nei confronti del legale del figlio, ci sono state metodi intimidatori da ‘ndrangheta e se il padre ha legami con il clan calabrese.

Il processo nei confronti di Antonio Gerace, 59 anni, è per lesioni e minacce. Il 17 marzo 2020 sferrò pugni al figlio 27enne per futili motivi, con una prognosi di cinque giorni, e lo minacciò con una frase: "Io e mio fratello Giovanni abbiamo conoscenza con persone legate alla ‘ndrangheta e se voglio te la farò pagare". Ieri in aula il figlio ha ricostruito i fatti, confermato quella frase ed è andato oltre ricostruendo i rapporti con il padre che avrebbe presunti legami con uomini di Capo Rizzutto vicini alla ‘ndrangheta. Inoltre ha detto che il padre non era soddisfatto del suo legale e voleva sostituirlo. Invece l’avvocatessa che assiste il 27enne ha riferito di presunte telefonate anonime sulla vicenda e che era stata invitata a lasciare perdere. Nell’udienza di ieri ha presentato una richiesta di risarcimento di 40mila euro, ma tutto è stato rinviato perché il giudice Gianluca Piantadosi ha sospeso il processo e trasmesso gli atti in Procura per fare chiarezza sui presunti legami tra l’imputato e "gli uomini di Capo Rizzuto". A.Pa.