Torna in Italia il bambino rapito dall’Isis

Alvin, 11 anni, era stato portato in Siria nel 2014 dalla madre che era scappata di casa per unirsi ai terroristi. Ora è al sicuro

Alvin Berisha, il bambino di 11 anni di origine albanese

Alvin Berisha, il bambino di 11 anni di origine albanese

Lecco, 8 novembre 2019 - La scritta di Luce «Free Alvin» che fino all’altro giorno illuminava la facciata del Pirellone a Milano per chiedere la liberazione di Alvin è stata spenta, perché Alvin è libero. Adesso è al sicuro, con il papà e le due sorelle più grandi e presto tornerà a casa a Barzago, piccolo centro della Brianza lecchese, da dove nel dicembre 2014 la madre Valbona, all’epoca 35enne, lo aveva rapito per trascinarlo con sé nell’inferno del Califfato nero quando aveva appena 6 anni per trasformarlo in un baby foreign fighter con il nome di Youssef. «Sta bene, sta bene», continua a ripetere papà Afrim Berisha, un omone di 50 anni dal viso reso duro dalla fatica del lavoro e dalla sofferenza, che però adesso piange come un bambino.

Sebbene sia formalmente un cittadino albanese, a salvare Alvin dall’inferno del campo profughi di Al Hol, nord est della Siria, a 113 chilometri dal confine settentrionale dell’Iraq e 50 a sud di quello turco, sono stati gli uomini degli apparati di sicurezza e dell’intelligence italiani, con gli emissari della Farnesina e di Palazzo Chigi, insieme agli operatori della Mezzaluna rossa della Croce rossa internazionale, al termine di una difficile missione diplomatica avviata già quest’estate, quando gli agenti della direzione centrale della polizia criminale diretta dal prefetto Vittorio Rizzi e i carabinieri del Ros guidati dai magistrati del pool antiterrorismo di Milano Alberto Nobili e Alessandro Gobbis, sono riusciti prima a sapere che il leoncino dell’Isis era ancora vivo, a differenza della mamma che le è morta accanto in un raid aereo mentre stavano scappando insieme durante la ritirata dei miliziani dello Stato islamico, e poi a rintracciarlo. L’offensiva dei soldati turchi contro i combattenti curdi ha però costretto a ritardare l’operazione di salvataggio, conclusa solo ieri mattina, quando Alvin, che ora ha 11 anni, è stato trasferito inizialmente a Damasco e quindi all’ambasciata tricolore a Beirut in Libano, sfruttando un corridoio umanitario via terra, per essere infine rimpatriato con un volo per Roma.

Deve essere curato, perché ha un piede compromesso in seguito al bombardamento costato la vita alla madre, non parla più italiano e, oltre alle ferite fisiche, porta i segni psicologici di quello che suo malgrado ha dovuto affrontare. «Adesso bisogna riportare a casa anche gli altri bambini italiani», aggiunge il padre. Laggiù, ad Al Hol, sono infatti rimasti S’Ad, Ossama e Ismail, di 7, 9 e 11 anni, più un quarto fratellino di pochi mesi, figli della 42enne Alice Brignoli, che nel febbraio 2015, è partita da Bulciago, che confina con Barzago, per unirsi ai tagliagole neri di Daesh. Ma intanto almeno Alvin è libero.