Dal Cile all'Australia su una barca di papiro, l’avventura di Carlodavid è cominciata

Il nipote di Carlo Mauri, celebre alpinista ed esploratore lecchese, è salpato a bordo del Viracocha III

Il Viracocha III costruito tutto in papiro

Il Viracocha III costruito tutto in papiro

Lecco, 12 marzo 2019 - Vele issate e prua verso ovest per un viaggio di diecimila miglia marine che, dopo tre mesi di navigazione, dovrebbe concludersi a Sydney, in Australia. Erano le 19 italiane quando il Viracocha III ha preso il largo salutato dalla banda e dai militari impettiti nelle loro divise scintillanti, ma soprattutto dall’intera comunità della cittadina cilena di Arica che nei mesi scorsi ha dato una grossa mano ai membri dell’equipaggio. Prima nelle operazioni di allestimento dell’imbarcazione costruita interamente in papiro e poi nella messa in mare con il check up generale.

«Ho appena comprato due bottiglie di vino rosso per festeggiare questa sera», ci racconta in una telefonata via whatsapp Carlodavid Mauri. A quarant’anni dall’impresa di Carlo Mauri (1930-1982) e di Thor Heyerdahl (1914-2002), il nipote dell’alpinista ed esploratore lecchese è finalmente salpato con la spedizione messa in piedi dal biologo-esploratore americano Phil Buck e si metterà sulle orme del nonno e dell’antropologo norvegese che in due tentativi, a bordo del Ra I e Ra II, solcarono l’Atlantico, dal Marocco ai Caraibi, su un’imbarcazione rudimentale per dimostrare come le popolazioni precolombiane del sud America - Inca, Tiwanakotas, Mochicas - possedessero le tecnologie necessarie per sfruttare i venti a loro piacimento e raggiungere le isole pacifiche ancora prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo del 1492. Viracocha III è una spedizione internazionale che ha il patrocinio dell’Unesco, dell’Università del Massachusets e dell’amministrazioni di La Paz, capitale della Bolivia e di Arica, in Cile.

«Non vedo l'ora perché le ultime settimane sono sembrate interminabili ed è successo di tutto». La partenza in realtà sarebbe dovuta avvenire domenica, un giorno prima ma «alla ragazza francese esperta di popolazioni andine, l’ultimo membro a unirsi all’equipaggio, era scaduto il visto e per pagare il rinnovo ha dovuto attendere lunedì che aprissero le banche». Tempi dilatatianche a causa dello speciale Gps che ci ha messo un sacco ad arrivare dalla Cina. «Meglio così, perché si tratta la cosa più importante - ci spiega Carlodavid - perchè dovrà segnalare la nostra presenza alle grosse navi che incroceremo durante il nostro viaggio». Viaggio nel quale il Viracocha III toccherà le isole Mangareva, Tahiti, Cook Islands, Tonga, Norfolk Islands. Lo scopo è duplice. «Da una parte seguiremo le rotte migratorie percorse nei secoli dai popoli del Sud America verso le isole del Pacifico e dall’altro verificare lo stato di salute dell’oceano e dei suoi pesci». Carlodavid, cameraman ed esperto di fotografia, avrà il compito di filmare la spedizione e contribuire alla realizzazione di un documentario sull’impresa, proprio come il nonno che con il RaII nel 1971 finì sulla ciopertina del National Geographic.