Autostrada Olimpiadi 2026 Lecco-Bergamo: ancora tutto fermo

A rilento il nuovo progetto che doveva essere pronto a settembre

Cantiere per la nuova autostrada

Cantiere per la nuova autostrada

Le Olimpiadi invernali del 2026 si avvicinano, la luce in fondo al tunnel della nuova Lecco-Bergamo invece si allontana. Il nuovo progetto per il completamento di quella che, dopo la Statale 36, dovrebbe diventare la seconda autostrada dei Giochi di Milano-Cortina 2026, consentendo collegamenti più agevoli e veloci con l’aeroporto di Orio al Serio, avrebbe dovuto essere pronto entro fine settembre. Non sarà così. "Gli aggiornamenti delle ultime ore riguardo la consegna, prevista per questo settembre, della nuova progettazione esecutiva della Lecco-Bergamo, non sono particolarmente positivi – annuncia laconico l’ormai quasi ex deputato dem Gian Mario Fragomeli  –. Dobbiamo registrare una evidente lentezza nella realizzazione degli adempimenti previsti".

L’opera a febbraio è stata commissariata proprio per tentare di velocizzare le tempistiche burocratiche in vista delle Olimpiadi in Valtellina, in calendario tra meno di tre anni e mezzo. Tuttavia non è cambiato nulla, sebbene ora la strada sia statale e non più provinciale. Anche i tecnici di Anas, a cui spetta di realizzare il tratto conclusivo dell’arteria, restano fermi al palo, impantanati nella galleria di San Girolamo tra Calolziocorte e Chiuso di Lecco, una sorta di ultimo chilometro che si sta trasformando in un miglio verde per automobilisti e residenti condannati al traffico.

È dal 2001 che si progetta la riqualificazione della SS 639 dei laghi di Pusiano e di Garlate nel tratto tra Lecco e Calolziocorte, con la firma di un accordo formale. Si è però dovuto attendere il 2004 per il progetto preliminare, cambiato poi un lustro dopo, nel 2009, con la divisione dell’intervento in due lotti: il primo da Chiuso a Calolziocorte da 93,7 milioni di euro; il secondo da Calolzio a Sala, di 36,8 milioni. Il 23 marzo 2010 finalmente il progetto definitivo, senza parere di regolarità contabile; in estate il via libera dal Cipe con una stanziamento complessivo di 83,7 milioni di euro; il 6 maggio 2011 l’appalto al ribasso del 15% per 55,6 milioni di euro.

I lavori avrebbero dovuto concludersi entro l’agosto 2014, ma nel 2012 il progetto è stato riaggiornato per modifiche agli imbocchi della galleria e del cunicolo d’emergenza, con la consegna dell’infrastruttura posticipata a maggio 2015. È stato l’inizio del fallimento: costi lievitati a 100 milioni, finanziamenti integrativi, una variante da altri 9 milioni nel 2017, più altettanti pochi mesi dopo, ricorsi, controricorsi, rescissione del contratto, statalizzazione, commissariamento... E intanto i costi lievitano, mentre i lavori non partono. Più che un tunnel, quello di San Girolamo è una voragine senza fondo.