Lecco, crollo del ponte di Annone: "La proprietà? Non si sa"

Il dirigente ministeriale rivela: non si trovano più le carte sul trasferimento dalla Provincia di Como a quella di Lecco. La tragedia causò un morto e sei feriti

Il crollo del ponte di Annone

Il crollo del ponte di Annone

Lecco, 22 dicembre 2020 - Risarcimenti ancora lontani dall’essere quantificati, progetto del cavalcavia che non si trova più e autorizzazioni facili all’impresa che effettuava il trasporto. Il processo sul crollo del ponte di Annone Brianza, avvenuto il 28 ottobre 2016, che è costato la vita a Claudio Bertini, 65 anni, di Civate e ferito altre sei persone, riserva ad ogni udienza colpi di scena. Ieri - durante la deposizione di Pietro Baratono, dirigente del Ministero delle Infrastrutture e presidente della commissione ministeriale istituita dopo la tragedia del 28 ottobre 2016, sono emersi due elementi: "Non si può stabilire con certezza la proprietà del ponte, mancando dei documenti sul trasferimento dalla Provincia di Como a quella di Lecco, negli anni Novanta - ha detto Baratono -, inoltre la concessione all’impresa Nicoli per il trasporto eccezionale è stato concesso dalla Provincia di Bergamo in una sola giornata e senza alcune prescrizioni fondamentali".

I quattro imputati - Angelo Valsecchi, allora dirigente del settore viabilità della Provincia di Lecco, Andrea Sesana, responsabile del servizio concessioni della Provincia di Lecco, Giovanni Salvatore, capo del centro manutenzioni dell’Anas Lombardia e Silvia Garbelli, funzionario tecnico del settore grandi infrastrutture della Provincia di Bergamo - devono rispondere di lesioni, disastro colposo, crollo di costruzioni e omicidio colposo. Nell’udienza di ieri - davanti al giudice monocratico Enrico Manzi - sono stati sentiti tre testi, uno dell’agenzia che ha predisposto la documentazione per il trasporto che tra l’altro non ha riconosciuto la firma sul documento agli atti del processo, comunque ha confermato il contenuto, mentre il professionista Roberto Torresan, chiamato da Anas per valutare le condizioni di quattro ponti, inizialmente imputato, ha patteggiato la pena a un anno e 2 mesi nell’udienza preliminare, ha ricostruito la sua attività su quattro cavalcavia della statale 36, escluso il ponte crollato. «Ho preso visione anche di quello - è stata la risposta del professionista alla domanda del Pm Piero Basilone - e c’erano segnali di degrado". Il terzo teste, Pietro Baratono, ha spiegato che su quella infrastruttura dovevano esserci dei limiti e non potevano transitare Tir oltre le 44 tonnellate. "Dai nostri studi è emerso che il Tir era più del doppio del carico consentito e che transitava su un lato e non in centro alla corsia, provocando la rottura della sella Gerber e quindi il crollo". "Se fosse transitato al centro - ha concluso il dirigente del Ministero delle Infrastrutture - forse poteva essere evitato il crollo". Infine i risarcimenti: non sono ancora stati quantificati e da quanto emerso potrebbe esserci una prima indicazione nell’udienza già fissata per il prossimo 25 gennaio.