Annone Brianza, condannati per il crollo del ponte "consapevoli del grave problema"

Depositata la sentenza sul disastro del 2016 in cui morì un uomo. Si punta il dito sull’allora responsabile della Provincia: "Il carico eccezionale non doveva essere lì"

Il tragico crollo del cavalcavia di Annone il 28 ottobre 2016

Il tragico crollo del cavalcavia di Annone il 28 ottobre 2016

Lecco -  «Hanno posto poca attenzione allo stato dei calcinacci del cavalcavia e non hanno preso decisioni per la limitazione o chiusura del ponte". È la motivazione principale della condanna di Angelo Valsecchi, all’epoca dirigente del settore viabilità della Provincia di Lecco e oggi in forza al Ministero dei Trasporti, Giovanni Salvatore, dirigente del compartimento Anas Lombardia e ai tempi responsabile della statale 36 e Andrea Sesana, funzionario del settore viabilità della Provincia di Lecco, per il crollo del ponte che è costato la vita a Claudio Bertini, 68enni di Civate, e il ferimento di altre sette persone. I tre sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e 8 mesi, 3 anni e 6 mesi e 3 anni.

Il giudice monocratico Enrico Manzi ha depositato la sentenza, 66 pagine, dove ricostruisce passo dopo passo la vicenda, dalla realizzazione del ponte, ai documenti scoperti in un archivio della Provincia di Lecco, fino al crollo. Poi gli accertamenti tecnici, le perizie e le deposizioni di testimoni. Il giudice fissa alla 17,20 del 28 ottobre 2016 il crollo, dovuto al passaggio di un carico eccezionale "che non doveva essere lì". E dall’analisi delle diverse posizioni dei quattro imputati, oltre ai tre condannati, anche quella di Silvia Garbelli, funzionario della Provincia di Bergamo assolta. Il giudice indica le diverse responsabilità. Nei confronti di Giovanni Salvatore, dirigente Anas, scrive: "La sua colpa è quella di aver posto poca attenzione allo stato dei calcinacci che gli erano stati mandati in fotografica"; mentre nei confronti di Angelo Valsecchi dice: "Nonostante avesse percepito l’importanza del problema e la necessità di porre un limite ai carichi in transito li ha espressamente autorizzati il 26 marzo 2014".

Nei confronti di Andrea Sesana il giudice ricorda che "doveva chiudere la strada". Poi parla espressamente delle responsabilità di Anas e Provincia di Lecco che secondo il giudice Manzi "sono simmetriche". Come parte civile al processo è rimasto solo il Codacons, assistito dall’avvocato Marco Colombo che aveva avanzato una richiesta danni seppur simbolica di 50mila euro. Le altre parti, dalla famiglia della vittima ai feriti, sono uscite perché risarcite. Il giudice Manzi ha anche spiegato i motivi della riqualificazione dei reati in omicidio stradale e lesioni stradali, oltre a quelli di disastro colposo e crollo di costruzione, che raddoppia i termini di prescrizione dei reati. Nella parte finale della sentenza il giudice fa riferimento alla ditta Nicoli e all’autista del mezzo pesante, con gli atti sulle loro deposizioni che sono stati trasmessi in Procura per valutare la veridicità delle loro deposizioni. Il processo del ponte, in attesa del ricorso in Appello che alcuni legali dei condannati hanno già annunciato, avrà un seguito anche a Lecco.