Scampato al crollo del cavalcavia ad Annone: "Nessuno qui parla di risarcimento"

Auto distrutta e dolori alla schiena dopo il disastro

Il cavalcavia crollato

Il cavalcavia crollato

Annone Brianza, 28 febbraio 2017 -  È sopravvissuto al crollo del cavalcavia di Annone Brianza, che gli è franato addosso travolgendo lui e la sua auto su cui viaggiava. Ma Roberto Colombo, 35enne di Cesana Brianza, rischia di soccombere alla malaburocrazia, la stessa per la quale il ponte non è stato chiuso prima del disastro, e alle lungaggini della giustizia e delle assicurazioni. Per quell’incidente, che si è verificato il 28 ottobre 2016, a distanza di 4 mesi non ha ricevuto nemmeno un centesimo di risarcimento per essersi trovato faccia a faccia con la morte e per i danni alla sua macchina, una Fiat Grande Punto, investita dalla pioggia di cemento e metallo, ridotta ad letteralmente ad una scatoletta di lamiere ha dovuto buttare. «Non era nuova, anzi, valeva al massimo un paio di migliaia di euro - racconta il miracolato -. Io però dovrei comprarne un’altra, ma al momento non è possibile incassare l’indennizzo, perché le indagini sono ancora in corso e, sino a quando non verranno accertate responsabili e competenze sul viadotto caduto, non potrò incassare nulla di nulla».

Quando ciò avverrà, se mai avverrà, non si sa. Nel frattempo deve arrangiarsi con l’automobile di papà e mammà. «Fortunatamente quando ho bisogno e possono mi prestano la loro - prosegue il sopravvissuto -. Altrimenti devo dipendere dagli amici che mi offrono ogni tanto qualche passaggio oppure utilizzare i mezzi di trasporto pubblico». Con il suo stipendio di meccanico, dipendente in società pubblica di autolinee, e con i tempi che corrono del resto imbarcarsi in rate e finanziamenti per acquistare una vettura nuova, senza la certezza di ricevere indietro poi quanto pagato, non è del resto una decisione facile da prendere a cuor leggero. Il giovane sta anticipando inoltre di tasca propria alcune spese mediche per cercare di curare un tremeno mal di schiena che lo tormena da qual giorno: «Il colpo è stato tremendo, al momento grazie alla scarica di adrenalina non me ne sono accorto, subito dopo tuttavia il dolore è esploso». Quando il viadotto è collassato lui, in una frazione di secondo che ha segnato la differenza tra la vita e la morte, d’istinto ha inchiodato e sterzato bruscamente alla sua destra, rannicchiandosi tra i sedile sotto il cruscotto, sicuro di essere ormai spacciato.

Una volta realizzato invece di esserci ancora è riuscito a sgattaiolare fuori dall’abitacolo trasformato in un sarcogafo di lamiere. Ha pensato subito a soccorrere all’autista romeno di 37 anni intrappolato nel tir che gli è frenato addosso e, successivamente, a spegnere il motore della sua Grande Punto rimasta accesa per impedire che magari esplodesse, infilandosi nuovamente in quella che era la sua automobile che nessuno gli ha ancora ripagato.