Lecco, altri trenta alberi da abbattere. Il Wwf: "La sicurezza è un alibi"

Lecco, polemiche dopo l’ultima ordinanza. Gli ambientalisti: non bastano nuove pianticelle

Il presidente del Wwf di Lecco, Lello Bonelli

Il presidente del Wwf di Lecco, Lello Bonelli

Lecco - Camminare per Lecco è come seguire le tracce di Attila che dove passava non cresceva più l’erba. Sono stati abbattuti l’ippocastano di via Carlo Porta, i bagolari di via Pasubio, il platano di viale Montegrappa e la pawlonia in via Gabriele d’Annunzio. Ed è stato solo l’inizio, perché con una sola ordinanza è stata decretata la fine di altri trenta alberi disseminati in ogni quartiere. Molte piante sono state già abbattute, le altre lo saranno presto. Lo denunciano gli attivisti del Wwf di Lecco.

«C’è la magnolia morente, il platano semisecco, il tiglio con il tronco cavo, alcune piante morte, ma anche il platano che per sua naturale crescita ha incluso nelle sue radici il cordolo della strada, l’albero sinuoso con qualche piccolo difetto, il platano cresciuto all’ombra di altri platani più vigorosi... insomma tutta roba di cui sbarazzarsi, perché, come sempre, si usa come alibi prima di tutto la sicurezza del pedone, del cittadino, dell’auto posteggiata o del manufatto, anche laddove queste problematiche non sono presenti", commenta il presidente Lello Bonelli. Che chiede: "Non sarebbe stato il caso di valutare quali sono i benefici che queste piante, seppur brutte o indebolite, ci stanno regalando? L’universo degli esseri viventi è fatto di diversità, variabilità, giovinezza e senescenza e tutto contribuisce a creare la rete di interdipendenza che sostiene il nostro ecosistema, anche quello urbano".

Nonostante le nuove piantumazioni - 61 entro fine mese e 50 solo all’ex Piccola velocità - il bilancio tra abbattimenti e nuove piantagioni resta negativo. "E non basta come compensazione la ripiantumazione di giovani alberelli, non basta qualche decina di pianticelle di due anni a ripagare il valore di alberature storiche - avverte sempre il presidente del Wwf -. Quanto dovremo aspettare ancora per vedere alberi, accolti e accuditi, che crescono assieme alla città, nuovi parchi pubblici, tutori che sostengano i tronchi malandati o i rami troppo grandi, piante le cui radici siano difese con tenacia dalle auto invadenti che calpestano le aiuole, dai cordoli e dagli asfalti? Non ci basta più sognare questa nuova città, la vogliamo e la pretendiamo da chi ha promesso un nuovo progetto di sviluppo urbano".