Lecco, 11 maggio 2014 - Erano pronti a uccidere un parlamentare. Se l’affare dell’appalto del lido di Parè di Valmadrera non fosse andato in porto quelli del clan Coco Trovato avrebbero potuto ammazzare il senatore Antonio Rusconi, 54 anni, che a Valmadrera ci abita ed è stato sindaco dal 1994 al 2005. A discutere e preannunciare il possibile omicidio sono stati Mario Trovato, il boss 64enne della ‘ndrangheta lecchese e milanese e l’ex consigliere comunale del Pd di Lecco Ernesto Palermo, 45 anni, il referente politico della malavita organizzata sulle sponde del Lario, tutti e due finiti in manette su ordine dai magistrati della Dda di Milano nell’ambito dell’inchiesta “Metastasi”. «Scommettiamo che Antonio Rusconi non si candiderà più alle prossime elezioni?». È il 24 giugno 2011, un venerdì, ore 20.27.

Chi parla è proprio Palermo che riferisce al capobastone di una discussione che avrebbe avuto con il sindaco di Lecco Virginio Brivio. «”In che senso? Se il partito lo candida? - mi ha chiesto lui, prosegue Palermo -. Io gli ho risposto: “Forse tu non hai capito, non ci arriva alle prossime!”». I due non sanno che li stanno ascoltando gli agenti delle Fiamme gialle del Gico, che sulla relazione di servizio annotano che «Ernesto Palermo spiegava di aver esercitato pressioni facendo capire che sarebbero stati in grado di uccidere il senatore Antonio Rusconi».

Il timore è che l’esponente istituzionale di Palazzo Madama possa mettersi di traverso. «Antonio mi è stato contro da sempre», rivela nuovamente Palermo con un sms. E allora meglio mettere bene in chiaro che non intendono fermarsi di fronte a nessuno. Perché dietro l’aspetto un poco trasandato, quella faccia tonda e bonaria, quell’uomo venuto da Cosenza e sceso in politica, quando è stato necessario ricorrere alle maniere forti non si è mai tirato indietro. È lui stesso a raccontarlo a una delle figlie qualche mese dopo, il 21 gennaio 2012: «Io andavo e facevo quello che dovevo fare... Ero una bestia da ragazzino. Adesso mi sono calmato perché ci sei tu, specialmente quando sei nata mi sono calmato tanto». E se fosse stato necessario su quella spiaggia del lago di Como dove volevano impiantare un bar gestito da una loro società ci avrebbero messo anche una bomba: «Gli ho detto di non pensare di darla o di fare o disfare perché...».

«La bruciamo sempre - termina la frase Trovato -. Lì tutto il terreno salta per aria». «Gli ho detto: “Guarda che allarghiamo il porto, metto una carica», ribadisce Palermo. E Antonio Rusconi effettivamente alle politiche del 2013 non si è più candidato, per fortuna non perché qualcuno lo ha ucciso, ma perché ha perso le primarie del Partito democratico, il suo partito, lo stesso di Palermo.
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