Lecco, 9 maggio 2014 - «Favorire ed assicurare l’aggiudicazione di appalti pubblici presso l’Azienda ospedaliera Provincia di Lecco attraverso contatti reiterati sfociati in doni, promesse, collusioni e condizionamenti nei confronti del pubblico ufficiale Mauro Lovisari, direttore generale dell’Azienda ospedaliera Provincia di Lecco». Nelle 612 pagine dell’ordinanza firmata dal Gip Fabrizio Antezza che racconta la «nuova tangentopoli» lombarda, emerge che il numero uno della sanità provinciale si sarebbe impegnato a favorire i referenti di una società «amica» in cambio di benefici personali. Negli atti si parla anche di 100mila euro, versati in due tranche da 50mila, ma non si sa a chi fossero realmente destinati né se siano stati effettivamente versati. Il vero tornaconto del digi per il giudice e i magistrati che hanno condotto le indagini sarebbe semmai stato il potersi accreditare politicamente nella speranza di promozioni e incarichi migliori. Si parla di atenei, «il San Gerardo di Monza, il San Matteo di Pavia, il Policlinico di Milano, ma pure la guida di Lombardia Informatica».

E per ottenere tali possibilità il manager avrebbe passato informazioni riservate o comunque si sarebbe adoperato per modificare il risultato dell’appalto da quasi 35milioni di euro per il servizio di lavanderia dell’intera Azienda ospedaliera lecchese, una commessa della durata di nove anni effettivamente poi assegnata a chi lo aveva contattato, cioè Angelo Morini, 36 anni di Correggio, Reggio Emilia e Paolo Leonardelli di 61 di Bressanone della “Servizi ospedalieri”. L’intermediario sarebbe stato invece Gianstefano Frigerio, 74 anni di Cernusco sul Naviglio, l’ex segretario lombardo della Dc. Secondo gli investigatori i due si sarebbero telefonati parecchie volte, troppe volte. L’aprile scorso, proprio in vista della chiusura dell’affare, si sarebbero anche visti in più di una occasione a Milano, faccia a faccia, per non discutere al cellulare con il rischio di venire intercettati. E Lovisari, una volta terminata l’operazione, lo avrebbe subito contattato per avvisarlo che tutto si sarebbe svolto secondo i piani: «Hanno vinto perché hanno offerto uno sconto strepitoso». Uno sconto strepitoso formulato tuttavia con «consapevolezza», perché in realtà parrebbe che la gara avrebbero dovuto aggiuidicarsela un altro, cioè un imprenditore soprannominato «l’Abruzzese», che però avrebbe appunto perso perché chi chiamato a garantire imparzialità gli avrebbe invece messo i bastoni tra le ruote, fornendo indicazioni utili ai concorrenti e manipolando i punteggi.

di Daniele De Salvo