Lecco, 6 aprile 2014 - Ristoranti, bar, pizzerie, night, società per gestire gioco d’azzardo e auto. Ciò che vuole il boss 63enne di Marcedusa Mario Trovato, fratello del capoclan della «locale» di Lecco, Franco Coco Trovato, se lo prende e se non può metterci le mani sopra lui direttamente perché solleverebbe troppi sospetti, manda avanti altri al suo posto, proprio come per il Lido di Parè. É lunga la lista delle sue attività: «Villa dei Pini», quando aveva trent’anni, «la Tartaruga», «il Giglio», negli anni ‘80 «Il Portico di Arluno» («valore 340 milioni»), nell’86 «il Ponte Vecchio», nell’88 il «K2» sul lungolago di Lecco e il mobilificio a Galbiate dove si «poteva comperare a 100 e vendere 400 perchè ai quei tempi si lavorava parecchio con progetti su misura da inviare alle fabbriche e si firmavano cambiali anche ai protestati», addirittura una finanziaria in piazza Affari per «calare il guadagno del 10% sul finanziamento e poi sui mobili farci il guadagno vero e proprio», nel ‘90 «il Marlene» «dove adesso si trova «la Dolce vita», un capannone a Pescate, «Wall Street».

«A quell’epoca avevo un miliardo di sconto cambiali, portavo le cambiali a 12 mesi e poi le scontavamo». Adesso però «il terreno è bruciato», anche se «loro lo sanno quello che fai... i poliziotti vorrebbero venire a mangiare da me, vorrebbero, me lo dicono, vorremmo ma il sistema non vuole». Il modo per aggirarlo il sistema tuttavia si trova, basta utilizzare prestanome. Come per la pizzeria «046» di via Pasubio a Lecco, intestata ai figli. Oppure il ristorante «Petit cafè» di via Risorgimento, sempre a Lecco, su cui ha messo gli occhi nel settembre 2010, affidato all’amante di un associato prima e ai nipoti poi, nel 2012. «Ma io riesco a prenderlo con ventimila euro, quindici venti mila euro».

Nella partita c’è anche Bruno De Luca, il papà di Luca nel 2012 minaccia il sindaco Virginio Brivio per avergli revocato la licenza del «The Village». In ballo non c’è solo l’esercizio commerciale, perché quello che interessa sono le macchinette e le slot, attraverso la società «D.b.m. eletronics» di via Ghislanzoni 2 a Lecco per la produzione, vendita, noleggio di videopoker e slot. Le metastasi però si estendono pure fuori provincia, nel cuore di Milano, in via Marocco, a due passi da piazzale Loreto, con il club privato «Margot», affidato a un prestanome, ma supervisionato dal figlio, chiuso nel 2010 dai vigili urbani. Evita che persino le vetture possano essere ricondotte a lui. Nel 2012 acquista una Smart cabrio per 13mila euro senza fattura, né passaggio di proprietà per regalarla alla sua compagna Alexandra Ivashkova. Nel 2011 prende una Mercedes Ml 320. 

Per acquistarla impone alla fidanzata di aprire un conto corrente postale a Olginate, su cui a più riprese in tre volte versa 29mila euro attraverso operazioni di giroconto e operazioni da tre sportelli diversi per evitare controlli: «Dividiamo per tre parti, 9 e 4, 9 e 5 e 10, sai com’è, 10mila non interessano a nessuno però basta che metti giù 15mila ti guardano strano». Lei si rende conto che qualcosa non torna, lo confida ai parenti: «Sta intestando tutto a nome mio, ma se mi chiederanno da dove sono arrivati quei soldi posso dire che ho venduto la mia casa a Lipezch in Ucraina o che lavoravo come prostituta». Del resto Mario le spiega chiaramente che «non devo avere intestato niente io, così loro sono tranquilli, sono nulla tenente e non pago niente...». Ma non importa, il metodo per aggirare il sistema forse esiste, attorno però ha veramente «terra bruciata», gli investigatori e gli inquirenti gli sono addosso, quello che ha rilevato non gli appartiene più, è tutto sotto sequestro.

daniele.desalvo@ilgiorno.net