Lecco, 27 febbraio 2014 - L’orco era lui e quindi va condannato a tre anni e dieci mesi (in abbreviato) per aver abusato della figlioletta di undici anni. Il male dunque era il suo papà - italiano, di mezza età e residente con la sua famiglia in un Comune del Lecchese - colui che semmai avrebbe dovuto proteggerla dai pericoli di un mondo che a quell’età potrebbe anche sembrare cattivissimo e non solo costellato da favole e peluches. Il male invece stava proprio lì, all’interno di casa nella quale covava il male più subdolo, quello che si traveste da «bene» e invece ti distrugge dal profondo. Il caso è comparso davanti al giudice Paolo Salvatore chiamato a giudicarlo sulla base dalle accuse della sua stessa figlioletta che, stanca di quegli abusi, si era confidata con la madre raccontando di quelle attenzioni morbose. Era stata proprio lei, due anni fa, a far scattare le indagini con la denuncia.

Accuse pesanti, pesantissime e proprio per questo il giudice per l’udienza preliminare ha chiesto ulteriori integrazioni a quel racconto che a tutti sembrava troppo duro da accettare. Così, oltre alle confessioni della stessa bambina - confermate peraltro in audizione protetta di fronte agli uomini dell’Ufficio minori della questura - il giudice ha voluto ascoltare le parole della stessa madre. Suo malgrado, non ha esitato a inchiodare il marito - e padre della sua bimba - alle sue responsabilità.

Questo passaggio ha fatto la differenza perché agli occhi del giudice una donna che accusi il proprio compagno è molto, sebbene l’uomo sia sempre dichiarato innocente. Ad avvalorare la tesi della colpevolezza hanno contribuito anche gli altri tre testimoni: l’amica per la pelle della ragazzina, la madre di lei (che è pure amica della madre della vittima) e infine la maestra. Tutte e tre queste donne hanno confermato, secondo modi e sfumature diverse, di aver ricevuto le confidenze della ragazzina su quanto subiva da papà. È bastato al giudice per condannare l’imputato, che al contrario si è sempre dichiarato innocente tanto che il legale di fiducia - l’avvocato Guido Corti del Foro di Lecco, che lo ha difeso nel procedimento - ha già annunciato che farà ricorso in Appello

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