Abbadia Lariana (Lecco), 15 gennaio 2014 - Sono quattro gli esperti - due psichiatri e altrettanti psicologi - chiamati a sondare i recessi più reconditi della psiche di Aicha Coulibaly per stabilire se al momento della tragedia fosse nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, solo in parte oppure se fosse del tutto incapace di intendere e volere. É la chiave su cui si decideranno le sorti della venticinquenne mamma ivoriana unica indagata (la donna è rea confessa) per la morte del primogenito Nicolò Imberti, ucciso la notte del 25 scorso con un colpo di forbici nella casa di famiglia ad Abbadia. Aicha ieri mattina è ricomparsa in tribunale a Lecco, a quasi tre mesi del giorno della convalida dell’arresto.

La giovane donna è arrivata dal Bassone di Como, dove è di nuovo ritornata dopo il recentissimo trasferimento dal carcere psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere per la scadenza del periodo di osservazione. Accompagnata dal suo legale, l’avvocato Sonia Bova, Aicha è comparsa ancora una volta davanti al Gip per il conferimento dell’incarico al perito del tribunale, la psichiatra Mara Bertini di Milano, ma anche la ratifica dell’incarico al consulente (lo psichiatra Ambrogio Pennati) del sostituto procuratore Cinzia Citterio, quello del legale dell’indagata (Alessandra Brabante, psicologa e criminologa clinica) e infine della parte lesa (il marito Stefano Imberti), la psicologa Anna Balabio.

Il giudice Massimo Mercaldo ha disposto che la perizia su Aicha abbia inizio mercoledì 22 gennaio prossimo: la dottoressa Bertini e i suoi colleghi di parte avranno novanta giorni di tempo per depositare le rispettive conclusioni, che verranno presentate nella successiva udienza già fissata per il 6 maggio prossimo nella quale tutti dovranno esprimersi sulle condizioni mentali di Aicha al momento della tragedia.

La difesa punta al riconoscimento della totale infermità mentale della donna «che nell’immediatezza dei fatti aveva raccontato di avere allucinazioni uditive, come riferiva lo psichiatra Giovanni Orlando dell’ospedale di Lecco che visitò Aicha subito dopo la tragedia - ha ricordato l’avvocato Bova -. Lo stesso esperto faceva capire che si trattava di segnali di psicosi». Il risultato delle perizie e il pronunciamento del giudice (ovviamente) influiranno sulle scelte successive della difesa ma anche sul futuro della stessa Aicha. Se venisse riconosciuta incapace, non potrebbe venire condannata ma automaticamente verrebbe dichiarata socialmente pericolosa e quindi tornerebbe in ospedale psichiatrico.

Al contrario, la difesa dovrebbe scegliere se andare a dibattimento o scegliere l’abbreviato beneficiando degli sconti di pena. «Per ora vorrei solo che Aicha torni a Castiglione perché non è idonea al carcere. Oggi l’ho vista provata e sono contenta che abbia parlato con il sostituto Citterio, che si è dimostrata persona sensibile».

andrea.morleo@ilgiorno.net