Merate (Lecco), 6 gennaio 2014 - Merate come Milano, anzi peggio. Sul fronte dell’inquinamento atmosferico la Brianza, un tempo luogo di soggiorni in mezzo al verde e sede di prestigiosi sanatori per l’aria pulita, non ha nulla ormai da invidiare alla metropoli e nemmeno alle altre città lombarde. Nel 2013 le concentrazione di Pm10 hanno superato la soglia di allarme di 50 microgrammi per metro cubo per 75 giorni, più dei 69 all’ombra della Madonnina, dei 73 di Cremona, dei 71 di Brescia, dei 70 di Bergamo, dei 65 di Pavia, dei 62 di Mantova, dei 64 di Lodi, dei 52 di Como, dei 49 di Sondrio, dei 42 di Varese e dei 32 di Lecco. Tutto ciò a fronte di un limite massimo di 35 volte nell’arco di un anno imposto dalla legislazione europea.

Il dato probabilmente sarebbe ancora peggiore se la centralina dell’Arpa, Agenzia regionale per la protezione ambientale, installata lungo la ex Ss 36 non si fosse guastata in diverse occasioni, anche dei periodi di punta dello smog. Meglio non va neanche sul fronte delle concentrazioni medie di tutti i rilevamenti effettuati pari a 36 µg/m3, di un punto più elevate rispetto ai 35 totalizzati nel capoluogo regionale. L’unica buona notizia è che è stato almeno rispetto l’obiettivo comunitario di non sforare i 40 microgrammi medi nell’arco dei 12 mesi.

Rispetto al passato inoltre si conferma il trend in discesa delle concentrazioni di polveri sottili, sebbene per gli esperti del clima locale, dipenderebbe soprattutto dalle precipitazioni piovose molto abbondanti che hanno contribuito notevolmente ad abbattere le sostanze nocive. La natura insomma avrebbe messo una bella pezza per limitare i danni. Il giorno peggiore in assoluto è stato il 12 dicembre con 100 microgrammi, il doppio di quelli tollerati, il mese quello di gennaio e il periodo quello invernale, quando gli scarichi degli impianti di riscaldamento si sommano a quelli di auto e camion e delle lavorazioni industriali.

di Daniele De Salvo