Lecco, 1 gennaio 2014  - Il nuovo anno lo hanno voluto salutare con un brindisi nei locali della portineria, gli stessi che ospitano l’assemblea permanente degli ottantasei dipendenti della Leuci che sostengono di poter evitare la chiusura (in teoria il 31 dicembre 2013 è stata l’ultima giornata di vita) della storica azienda di lampadine. In via XI febbraio hanno festeggiato l’arrivo del 2014 in una ventina, tra loro anche Germano Bosisio tra i più convinti che un futuro lo storico marchio nato negli anni venti del secolo scorso ce l’abbia ancora. «Basterebbe creare i presupposti per un iniziale embrione di innovazione industriale - spiega - con un centro di ricerca applicata alla produzione, che è poi la strada caldeggiata anche dalle istituzioni».

Lecco, 2 gennaio 2013 - É il progetto «Cittadella della luce», un progetto di cui si parla da tempo ma che poi non ha mai trovato concretezza un po’ perché non è un gioco da ragazzi, un po’ per le riottosità della proprietà (il Gruppo Relco), che da tempo ha deciso c’era meglio smantellare la vecchia fabbrica. «Dobbiamo però interrogarci sul serio su quale sia la vocazione di questo territorio - spiega Bosisio - perchè se parliamo solo di numeri, non sono convinto che riusciremo a dare un futuro ai nostri figli e ai giovani di questa provincia». Anche nel Lecchese, per anni Mecca della piena occupazione, la congiuntura negativa si è fatta sentire con seimila posti di lavoro persi dal 2008 ad oggi, una mattanza di aziende falcidiate dalla crisi (hanno chiuso in 300 solo nell’ultimo anno) e soprattutto senza grosse prospettive sul piano occupazionale.

«I primi segnali di stop della crisi ci sono - conferma Wolfango Pirelli, segretario provinciale Cgil - tant’è che dopo anni difficili anche la domanda di cassa integrazione è diminuita. Il problema è che a fronte di un ritorno alla crescita di ordini e produzione non ha fatto seguito un’inversione di tendenza per l’occupazione, che al contrario resta ferma ai livelli pre-crisi». Il mercato è tornato a correre, insomma, ma senza che tutto ciò abbia prodotto nuovi posti di lavoro. Quali dunque le strategie a medio e lungo periodo per un rilancio e una stabilizzazione dell’economia lecchese? «Servono nuove imprese nel settore manifatturiero di qualità - spiega Pirelli - che poi è il settore in cui questo terriotorio si è specializzato nei decenni».

andrea.morleo@ilgiorno.net