Nibionno, 16 dicembre 2013 - «Se vi chiederanno di Joele rispondete che non era uno di noi, ma è uno di noi, perché morire significa solo che non si vive più, ma lui esiste ancora. Joele grazie di esistere». Piuttosto che un addio o un estremo saluto al 20enne di Nibionno che quella maledetta domenica sera del 20 ottobre è stato massacrato di botte a Maidstone, nel Kent, quello celebrato ieri pomeriggio è stato un arrivederci rivolto a chi, sebbene non più presente fisicamente, è percepito più che mai tangibile.

È stato il fratellino Massimo, di appena 15 anni, a sostenerlo dal pulpito della chiesa di Tabiago, rivolgendosi con voce forte e ferma alle centinaia e centinaia di persone che hanno affollato la chiesa e il sagrato, per sostenere mamma Patrizia e papà Ivan, primo tra tutti Alex Galbiati, il coetaneo di Rogeno scampato alla mattanza.

Il compito di presiedere e guidare la sobria cerimonia è spettato al prevosto don Luigi Bianchi, il quale, durante l’omelia, ha parlato appellandosi soprattutto ai giovani. «Ci siamo dovuti confrontare con una realtà crudele e assurda, la scomparsa prematura e violenta di un adolescente provocata da altri giovani, che dovrebbero rappresentare il futuro non la morte - ha spiegato il sacerdote agli amici -. Eppure dobbiamo andare avanti anche se non abbiamo risposte per questa assurdità, perché attraverso di voi passa il cambiamento del mondo».

Ma il reverendo ha riservato parole pure nei confronti dei genitori: «In questi momenti drammatici ho visto in voi una straordinaria dignità. Non ho colto rabbia, né desiderio di vendetta, rivendicazioni, senso di rivalsa verso chi ha ucciso vostro figlio. Vi siete concentrati unicamente su Joele, state dimostrando una serenità straordinaria. È il miracolo di Joele che si compie verso di voi».

Terminato il rito religioso il feretro, tra gli applausi, è stato portato a spalla dagli amici, in una sorta di abbraccio collettivo, fino al cimitero locale, come avvenuto per il tragitto dalla camera ardente allestita nella sala consiliare del Municipio.

Alla funzione hanno presenziato il sindaco del paese Claudio Usuelli, accompagnato dai messi notificatori con il gonfalone, quello di Costa Masnaga Umberto Bonacina, il comandante dei carabinieri della stazione locale maresciallo Mauro Ruggieri, praticamente tutti i conoscenti, ma anche tanti che hanno voluto partecipare al cordoglio per un evento che ha sconvolto e commosso non solo la comunità del posto ma l’Italia intera.
Dopo la sepoltura i compagni della comitiva hanno infine ricordato a modo loro l’amico, con una fiaccolata a piedi, dal camposanto al parchetto di Musico, dove solitamente si trovavano tutti assieme a giocare, trascorrere il tempo, progettare un futuro che a Joele è stato negato da quattro giovani lituani, i quali tuttavia non potranno mai cancellare il suo ricordo. Perchè «Joele vive», come scritto sulle magliette indossate da tutti i suoi amici.