Nibionno (Lecco), 1 dicembre 2013 - Il giudice era pronto a scarcerare uno dei quattro ragazzi che hanno ammazzato di botte {{WIKILINK}}Joele Leotta{{/WIKILINK}} e a concedere gli arresti domiciliari a Linas Zidonis, 21 anni, il più giovane del branco di origine lituana che il 20 ottobre a Maidstone ha aggredito e ucciso il 19enne di Nibionno. Nonostante si tratti di un clochard, durante l’udienza lampo che si è svolta settimana scorsa presso la Corte della Corona, il magistrato Philip Statman ha annunciato che il giovane disporrebbe di una sistemazione stabile dove alloggiare in attesa dello svolgimento del processo. L’istanza di libertà condizionata tuttavia è stata subito cassata dal procuratore Dennis Kavanagh che regge l’accusa e per quindi l’imputato, che vive nel Regno Unito dal 2010 e disporrebbe anche di un passaporto britannico, è stata nuovamente confermata la custodia cautelare in cella, come per gli altri sui tre connazionali.

Compariranno nuovamente tutti insieme in aula il 27 gennaio per dichiararsi colpevoli o innocenti e per spiegare eventualmente la loro versione della vicenda. Poi, da quanto si è appreso, probabilmente ad aprile si svolgerà il dibattimento vero e proprio al termine del quale verrà emessa la sentenza. È probabile che in quell’occasione sia chiamato a deporre anche Alex Galbiati di Rogeno, l’amico e coetaneo del nibionnese massacrato a calci e pugni. Il sopravvissuto alla mattanza, come i genitori, preferirebbe che gli venisse rispatmiata l’incombenza, ma se sarà necessario non si esimerà dal rendere la propria testimonianza. «Quello che abbiamo chiesto è che gli venga almeno evitato di vedere quelle persone e che loro non vedano lui - spiega il papà Luca, imprenditore di 52 anni -. Non vogliamo nemmeno che possano incrociare gli sguardi. Per questo abbiamo sollecitato che se così sarà venga protetto tramite un paravento».

Il ragazzo vuole solo lasciarsi alle spalle la tremenda esperienza, non ha voluto nemmeno tornare sulla scena del crimine con i genitori. Una volta dimesso dall’ospedale ha trovato ospitalità in un’altra cittadina del Kent, dai genitori dei titolari del Vesuvius restaurant dove i due brianzoli avevano trovato lavoro come lavapiatti da pochi giorni e sopra cui si è consumata la tragedia, nel convitto riservato agli alloggi dei dipendenti. Nessuna conferma ufficiale invece è ancora giunta sulla possibilità che il feretro della vittima possa essere rimpatriato già nelle prossime ore.

di Daniele De Salvo