Chiede un altro processo il volontario lecchese condannato in Guatemala

Sirtori, 27 novembre 2013 - I legali di Samuele Corbetta hanno ufficialmente presentato ricorso per chiedere l’annullamento del processo di primo grado e quindi della condanna a otto anni di carcere del volontario brianzolo in Guatemala, ritenuto colpevole di aver ripetutamente abusato di una bambina. Gli avvocati puntano al rifacimento del procedimento penale perchè non sarebbero stati garantiti diritti della difesa né considerate le numerose prove a discolpa, oppure, in seconda istanza, a cancellare la parte della sentenza relativa alla reiterazione del reato.

Se venisse accolta almeno quest’ultima istanza la pena verrebbe ridotta di due anni e mezzo. In questo modo, tra sconto e possibili riduzioni per buona condotta, il 33enne di Sirtori potrebbe essere scarcerato e tornare in Italia relativamente presto. Ovviamente i genitori del giovane sperano che il figlio venga completamente scagionato dalle accuse e possa rimpatriare da uomo libero. A comunicare loro la notizia e spiegare anche i contenuti del provvedimento è stato l’ambasciatore tricolore nel paese sudamericano Fabrizio Pignatelli in persona. Per una risposta in merito occorrerà probabilmente pazientare fino al mese prossimo, sui tempi dell’eventuale celebrazione dell’appello invece è presto per ipotizzare date. «Lui sta bene, si dice tranquillo ed è fiducioso che uscirà da questa brutta storia a testa alta - commenta il papà Roberto, pensionato di 63 anni -. Noi non sappiamo più cosa pensare, cerchiamo di farci forza, sostenuti proprio da Samuele».

Il pesante verdetto è stato emesso lo scorso luglio, al termine di un’inchiesta su una brutta storia di violenza o presunta tale deflagrata nel settembre 2012 ai danni di una alunna di una scuola di una missione di San Lucas, una struttura dove il lecchese prestava servizio accanto ai religiosi della congregazione delle suore missionarie somasche Figlie di San Girolamo Emiliani. Anche la madre superiora dell’istituto religioso è stata condannata per gli episodi contestati perchè non avrebbe vigilato a sufficienza.