Merate (Lecco), 3 ottobre 2013  - L'ospedale era ormai divenuto la sua nuova casa, ma come purtroppo temeva, è stato sfrattato anche da lì. Fausto Bartolini, disoccupato 63enne di Lomagna, nei giorni scorsi è stato spedito dall’atrio di ingresso del San Leopoldo Mandic, dove dal 2008 aveva trovato ospitalità e un riparo per la notte, direttamente a Lecco, in un centro di accoglienza per immigrati e rifugiati politici. Senza possibilità di appello ha dovuto raccogliere i pochi indumenti di cui dispone, una coperta e i miseri effetti personali, per provare a ricostruirsi una vita nel capoluogo. Un’impresa non facile per lui: non ha un lavoro, in tasca non tiene un centesimo e non ha nemmeno modo di spostarsi per raggiungere gli amici che gli sono rimasti e che gli davano una mano con qualche spicciolo o un pasto caldo.

«A Merate per me era come stare in famiglia, ormai avevo il mio giro per tirare avanti - racconta -. I medici, gli infermieri e gli altri dipendenti mi hanno sempre trattato bene e sostenuto come potevano. Lo stesso succedeva in un centro commerciale grazie alla generosità di alcuni commercianti. Ma a Lecco...». La struttura in cui si trova adesso è fuori mano, la stazione ferroviaria per spostarsi troppo lontana e inoltre, senza soldi, non sa proprio come muoversi. E poi il dover cambiare abitudini, la convivenza non sempre semplice con chi arriva da paesi e culture diverse, il rimettersi completamente di nuovo in gioco. 

 

Meglio sarebbe stato rimanere dove ha trascorso l’ultimo periodo, oppure una soluzione nei paraggi, ma in Brianza non esistono luoghi da destinare a persone come lui, a italiani che hanno perso il lavoro e pagato a caro prezzo gli errori del passato. Ma lui ormai ha imparato a rassegnarsi, ad accettare ciò che il destino gli propone, senza recriminare nulla: «È così, inutile illudersi oltre o rammaricarsi di scelte che non posso cambiare, meglio non guardare al futuro, perché è già troppo penoso e umiliante il presente. Speravo solo di poter rimanere a Merate, invece...». Invece qualcuno si è lamentato della sua discreta presenza e i vertici della sanità provinciale hanno dovuto loro malgrado allontanarlo.