Lecco, 31 agosto 2013 - Che non fosse una passeggiata quel chilometro verticale di granito che buca il cielo del Pakistan, poco distante dal K2, l’avevano intuito. Ma una volta arrivati lì sotto i Ragni Matteo Della Bordella e Luca Schiera, insieme ai compagni di spedizione Silvan Schupbach e David Bacci si sono accorti che avrebbero messo le mani su qualcosa di molto più temibile rispetto alle previsioni. Dal racconto di Matteo della Bordella emergono i particolari di una lotta epica con la Torre di Uli Biaho, 6100 metri, l’obiettivo della spedizioni pensata a Lecco.

«La Torre di Uli Biaho aveva sulla carta tutte le caratteristiche che stavo cercando per una prima spedizione in Karakorum: una bella montagna dalle linee attraenti, la possibilità di aprire una via nuova, una quota di 6109m che si può definire non troppo elevata, ma già significativa (soprattutto non essendo mai stato sopra i 4500 m)». Una volta arrivati ai piedi della parete però gli scalatori si sono accorti che l’avvicinamento era molto più pericoloso di quello che avevano pronosticato. «Quello che ci aspetta è decisamente diverso dall’idea che ci eravamo fatti da casa davanti al computer! Capiamo subito che scalare questo traverso a 5500 metri con portaledge in spalla e zaini pesanti è per noi irrealizzabile. E così ci guardiamo un po’ intorno e dopo aver superato il traverso di ghiaccio, per me con parecchio affanno e fatica (oltre all’adrenalina), siamo attratti dalla parete Ovest, ovvero la porzione di parete a sinistra del pilastro su cui corre la via di Maurizio Giordani. Una possibilità per noi decisamente allettante!».

Dopo un primo attacco interrotto dal maltempo finalmente arriva il momento buono: «Arrivati alla base della parete, ripercorro i tiri che avevamo aperto la volta prima. La nostra linea ci conduce poi in un camino, che ci fa tirar fuori un po’ di imprecazioni per il recupero dei sacconi…Dopo il camino davanti a noi un muro liscio e 10 metri a sinistra una fessura piuttosto invitante; unico problema: un torrente di acqua scende dalla fessura! Silvan poi passa al comando e dopo un paio di tiri la nostra via si ricongiunge alla via aperta da Maurizio Giordani. Siamo a quasi 6000 metri e il buio sta arrivando e qui arriva il momento di maggior panico della salita: Luchino non sta bene, non riesce a mangiare, e ha mal di testa. Per fortuna il giorno dopo sembra stia meglio. Quando gli chiederemo: “ma cosa ti sentivi Luchino?” Lui dirà: “Non riuscivo più a pensare…”. Silvan prosegue salendo due tiri in comune con la via di Giordani poi per pendii di neve e misto fino alla cresta finale. Qui, con una serie di tiri corti in cresta ci portiamo verso sinistra in direzione del punto più alto. Arriviamo in cima». L’Uli Biaho, la principale ragione per cui i Ragni sono volati in Pakistan, era fatta.

di Federico Magni