Airuno, 11 luglio 2013 - Solo nel 2012 hanno prestato assistenza a 226 malati terminali, per un totale di 3.500 giornate di ricovero, garantendo terapie adeguate ma anche supporto psicologico e umano a loro ed ai familiari in un momento estremamente delicato e sofferto. Nella maggior parte dei casi si tratta di pazienti della Brianza, che sono stati 79, 51 dell’hinterland Lecchese, 18 del distretto di Bellano, ma in 78 sono arrivati da fuori zona, perchè l’hospice Il Nespolo di Airuno, con i suoi 12 posti letto, è l’unica struttura del genere in provincia

Eppure i conti dell’anno scorso non tornano e il bilancio si è chiuso con un buco di quasi mezzo milione, 443.267 euro per la precisione, che si sono aggiunti agli altrettanti del 2011, del 2010, del 2009 e ai disavanzi registrati dal 2003 - data di inaugurazione della clinica - in poi, pari complessivamente a oltre 3 milioni. Impossibile pensare di risparmiare più di quanto già non si faccia, come di accogliere più degenti per far tornare i numeri, perchè il tasso di saturazione dei posti è molto elevato, con una saturazione superiore all’80%.

«Le tariffe dell'Asl sono bloccate e non più adeguate alle condizioni attuali», spiega il direttore sanitario Mauro Marinari, uno dei «padri» delle cure domiciliari e della terapia del dolore in Italia. I nemmeno 900mila euro di rimborsi non bastano infatti per il milione e 300mila euro di uscite. Per ogni degente vengono spesi mediamente 359 euro al giorno, a fronte di un «incasso» di nemmeno 230 euro, quasi 130 in meno rispetto a quelli che servirebbero per il pareggio. «E per fortuna che che c’è l’associazione Fabio Sassi, il sodalizio i cui responsabili hanno voluto e gestisco l’hospice, altrimenti le cifre sarebbero state molto peggiori e non si potrebbe andare avanti - prosegue il camice bianco -. Un terzo dei costi di funzionamento non sono infatti coperti dalla convenzione con il servizio sanitario regionale e la maggior parte delle risorse provenienti dalle iniziative di raccolta fondi, dalle donazioni e dai lasciti, sono così utilizzate in prevalenza per coprire il disavanzo de Il Nespolo».

La garanzia per tante persone di affrontare il fine-vita in maniera dignitosa è dunque dovuta sostanzialmente all’impegno di volontari e benefattori che si adoperano per garantire gli stanziamenti necessari per pagare medici, infermieri, operatori sanitari, materie prime e tutto quanto serve e spetta di diritto ai malati terminali per alleviare le loro sofferenze.

di Daniele De Salvo