Varenna, 8 novembre 2012 - Si sono spinti per 1.200 metri nel cuore della Grigna per dare una risposta al mistero che ha tenuto con il fiato sospeso generazioni di speleologi e studiosi di geologia. La definiscono una svolta epocale gli esploratori del gruppo «InGrigna», che negli ultimi giorni hanno trascorso ore e ore nelle viscere della montagna a caccia della sorgente di Fiumelatte, il torrente che sbuca in prossimità della frazione di Varenna a pochi passi dal lago. Un dilemma che ha origini antichissime, studiato anche da Leonardo Da Vinci, che salì fino al Vò di Moncodeno per effettuare i suoi studi. Per trovare l’origine di quel flusso d’acqua spumeggiante che si butta nel lago gli speleo si sono dovuti infilare nell’abisso chiamato «W le donne», poco sotto la vetta della montagna, migliaia di metri più in alto del lago. «I sei speleologi (Maurizio Aresi, Davide Corengia, Andrea Maconi, Maurizio Calise, Alex Rinaldi e Romeo Uries) hanno raggiunto l’ingresso dell’abisso nel pomeriggio di giovedì scorso, – spiegano gli speleo di InGrigna - In poco più di sette ore hanno raggiunto il campo base a meno 900 metri dove si sono fermati a riposare.

La mattina di venerdì sono ripartiti. Alla profondità di 1050 metri rispetto alla quota dell’ingresso, come sempre succede per procedere oltre, sono stati costretti ad indossare mute stagne. Da qui hanno proseguito verso il fondo dove si sono divisi in due squadre». L’ingresso della grotta fu individuato addirittura trent’anni fa. Per decenni gli speleologi hanno cercato di forzare passaggi e raggiungere il punto chiave individuato da Davide Corengia che faceva parte della seconda squadra. È stato lui ad immergersi portando con sé il materiale per proseguire l’esplorazione e stendendo un cavo telefonico che gli ha permesso di rimanere in contatto con il resto della squadra. Dopo aver superato un punto precedentemente esplorato è finalmente giunto allo scenario tanto atteso: un grande ambiente sotterraneo percorso da un flusso d’acqua imponente. «Grazie alle torce da sub montate sul casco è riuscito ad illuminare il fondo osservando un impetuoso torrente, di cui peraltro aveva già percepito il rombo, che prosegue la sua corsa verso le sorgenti attraverso una grande forra». Obiettivo raggiunto.

di Federico Magni