Merate, 25 settembre 2012 - Fumata grigia per il caso di Giuseppe Coletti, il 38enne di mezzago delegato dell’usb della fomas di Merate - Osnago che settimana scorsa è stato licenziato in tronco dai vertici del colosso metallurgico per "insubordinazione".

Ieri pomeriggio presso la sede di Confindustria Lecco i dirigenti della Spa del ferro, insieme ai rappresentanti dell’associazione imprenditoriale hanno incontrato il funzionario dell’Unione sindacale di base Sandro Sartorio per cercare insieme possibili soluzioni alla spinosa questione che venerdì ha scatenato la reazione dei 350 dipendenti del polo manufatturiero brianzolo, con la proclamazione di una giornata di sciopero e l’allestimento di picchetti e la conseguente paralisi dell’intera attività dello stabilimento. Dal summit non è uscita alcuna risposta definitiva, tanto meno è scaturito il reintegro immediato, ma solo un impegno formale a valutare alternative al drastico provvedimento costato il posto all’esponente dell’organizzazione indipendente. A breve sarà indetta una nuova riunione per considerare le ipotesi messe sul tavolo della trattatibva.

"Mi attendevo risposte e strade certe", ha commentato visibilmente deluso, ma niente affatto scoraggiato il diretto interessato. Il quale è letteralmente accampato in un caravan posteggiato fuori dai cancelli della ditta che si estende a cavallo tra i due paesi ma che conta unità produttive anche a Cernusco Lombardone e in mezzo mondo. "Fino a quando non si arriverà a una conclusione soddisfacente io non mi muovo", prosegue il sindacalista.

Con lui, a turno, stazionano alle porte della Fomas amici e colleghi, alternandosi per non lasciarlo mai da solo e dimostrargli solidarietà. Molti anche gli automobilisti di passaggio che quando transitano nei pressi lo salutano con un colpo di clacson e gli mostrano il pugno chiuso in segno di lotta. "Non mi arrendo, la situazione è logorante, sperano in qualcosa di più rapido, ma non importa - prosegue il 38enne -. Se pensano di fiaccarmi si sbagliano di grosso. Abbiamo già dimostrato che siamo in grado di chiudere la linea produttiva".

Dal canto suo ribadisce la convinzione che è stato messo alla porta non tanto per motivi disciplinari, in seguito ad un violento alterco con un superiore divampato in mensa dopo che quest’ultimo lo avrebbe provocato con un gesto estremamente volgare, piuttosto per motivi legati al suo impegno di difesa dei diritti dei lavoratori. "C’è in ballo il rinnovo contrattuale - spiega -. Stavamo discutendo anche dell’estensione della quattordicesima. In ogni modo in qualità di delegato io potrò lo stesso entrare in fabbrica e svolgere le mie funzioni".

Nessuno commento invece dalla controparte: "Su questa vicenda non intendiamo al momento rilasciare alcuna dichiarazione", comunicano i portavoce di Jacopo Guzzoni, vicepresidente e amministratore delegato della multinazionale.

di Daniele De Salvo