Roma, 14 settembre 2011 - Il grande alpinista, giornalista e scrittore Walter Bonatti si è spento improvvisamente ieri sera a Roma per una malattia. La salma sarà trasportata a Lecco dove sabato e domenica sarà allestita la camera ardente. Immediato il cordoglio del mondo dell'alpinismo, che ha perso non solo uno dei suoi più illustri protagonisti ma anche una delle persone che meglio ha saputo raccontare la passione per la montagna. Guida alpina, giornalista e scrittore di fama, Bonatti aveva 81 anni. Era nato a Bergamo il 22 giugno del 1930 e fin da giovanissimo è stato protagonista di grandi imprese. Negli anni Cinquanta ha ripetuto alcune vie classiche sulle Dolomiti e in Badile e al Monte Bianco, aperte da Detassis e da Cassin.

 

Risale al 1954 la sua drammatica partecipazione alla conquista del K2, membro della spedizione guidata da Ardito Desio. Un caso che si è chiuso solo nel 2007, con le conclusioni di una commissione appositamente istituita dal Cai (Claub Alpino Italiano) che diede ragione a Bonatti. Risale all’anno successivo l’impresa che forse, più di ogni altra, gli valse un’ammirazione indiscussa del mondo alpinistico: in sei giorni scala in solitaria il pilastro sud-ovest del Petit Dru, nel gruppo del Bianco, restando in parete per sei giorni. Nel 1961 è protagonista di una tragica impresa insieme ai due compagni di cordata Oggioni e Gallieni sul Pilone Centrale del Freney, al Monte Bianco, una cima inviolata. Dopo essersi uniti a una cordata di francesi, il maltempo trasforma l’ascensione in tragedia, e solo tre alpinisti sopravvivono. Bonatti mette la parola fine all’attività alpinistica nel 1965 con l’apertura di una via nuova al Cervino per la parete nord in solitaria invernale. 

 

MESSNER - Tra i primi a testimoniare il dolore per la scomparsa dell'alpinista lecchese è stato l'amico Reinhold Messner che proprio a Bonatti aveva organizzato la festa dell'ottantesimo compleanno: "Bonatti è stato uno degli alpinisti più grandi della storia, l’ultimo alpinista tradizionale, fortissimo in tutte le discipline. Walter era però soprattutto una bellissima persona, tollerante e amorevole". Messner racconta gli ultimi attimi di vita di Bonatti: ‘’Mi è stato detto che Bonatti fino all’ultimo non era a conoscenza della grave malattia che lo affliggeva e forse questo è stato un bene. Walter ci lascia un grande testamento spirituale, quello di un uomo pulito che per le vicende accadute sul K2 e’ stato calunniato per 50 anni, ma alla fine tutti gli hanno dovuto dare ragione".

 

Proprio in occasione della festa dell'ottantesimo compleanno l'alpinista aveva spiegato: "’Non mi sento di avere 80 anni se penso all'inensità con la quale ho vissuto, credo di averne 200, per il resto mi sento come un quarantenne. Non sono un figlio della montagna, ma del fiume Po che sognava le terre lontane di Jack London e Ernest Hemingway’’, aveva raccontato il bergamasco. Sono un uomo fortunato perché queste terre ho avuto modo di vederle di persona, prima come alpinista e poi come inviato di Epoca’’.Bonatti non stava mai fermo, sembrava instancabile, di tanto in tanto si toccava i suoi capelli bianchissimi. ‘’Ho abbandonato l’alpinismo estremo nel ‘65 perché - aveva detto - con i mezzi tradizionali, ai quali avevo giurato fedelta’, potevo ormai solo piu’ ripetermi. Ancora oggi vado in montagna e sono felice come lo ero quando scalavo le montagne piu’ alte del mondo’’.

 

FORMIGONI - "La morte dell’alpinista Walter Bonatti lascia un grande vuoto tra tutti gli appassionati di alpinismo. Il suo amore per la montagna, il suo rigore di uomo sportivo e la sua capacita’ di raccontare in prima persona le imprese eccellenti con cui ha fatto storia resteranno impressi nella nostra memoria”. Con queste parole il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha commentato la scomparsa dell’alpinista Bonatti, originario di Bergamo. “Con Bonatti - ha proseguito Formigoni - scompare, infatti, una delle leggende della montagna che, con i suoi successi, ha fatto sognare l’Italia che usciva dalla Grande Guerra, affermandosi come un esempio di determinazione per tutti noi. Alla memoria di questo bergamasco dalla tempra straordinaria rendo omaggio, ringraziandolo per aver portato nel mondo la comune passione per le cime”.

 

DALLA VALTELLINA - La notizia dell’improvvisa morte dell’alpinista Walter Bonatti ha profondamente colpito la sua amata Valtellina, dove viveva avendo scelto da tempo il paese di Dubino. Non frequentava molte persone da quelle parti, ma chi lo ha conosciuto lo ricorda con commozione. Un imprenditore della Valchiavenna, uno dei pochissimi amici intimi che aveva in quelle zone, lo ricorda “felice e sereno, seppure debilitato dalla malattia. Avevamo parlato di tante cose e del suo ultimo libro a cui stava ancora lavorando”, ha raccontato. Si erano visti a Ferragosto quando Franco Moro con la famiglia era andato a trovarlo all’Argentario dove stata trascorrendo le vacanze insieme alla moglie Rossana. “Era il leone di sempre”, aggiunge l’imprenditore definendolo una persona unica, sincera, umile, positiva. Soprattutto modesta. Riservato, ma anche un puro, la stessa qualita’ con cui interpretava l’alpinismo, quello vero e pulito. Amava la Valchiavenna, le zone del Badile e del Resegone”.

 

Anche il sindaco di Dubino ha espresso il suo cordoglio conservando di lui “un ricordo molto positivo”. La sua ultima uscita pubblica in provincia di Sondrio risale a un anno e mezzo fa, proprio a Dubino. “Era una persona carismatica e riservata. Aveva scelto di stabilirsi nella nostra comunita’, in una bella casa sulla sponda soliva - aggiunge Stefano Barri - mi piace pensare che dalla sua casa illuminasse il nostro paese”. Il primo cittadino lo aveva anche indicato al Prefetto per un riconoscimento.