Lecco, 13 maggio 2011 - Il portone di legno è malmesso. Le assi puntellate di borchie che lo attraversano in orizzontale sono ormai consunte dal sole e dalle intemperie. Le travi che sorreggono la tettoia sono - se si può - messe anche peggio. Alla sinistra la targa che ricorda come quella sia l’entrata della presunta casa di Lucia Mondella, quella individuata dagli studiosi manzoniani seguendo la topografie del romanzo edito. È da poco passato mezzogiorno e il quartiere di Olate trasuda pace. Lì, all’angolo tra via Caldone e via Marsala, il silenzio è rotto dal transito di pochissime auto e da qualche studente che torna a casa dal vicino istituto privato gestito da religiose.

A fianco del portone il citofono con i quattro nomi dei nuclei familiari che vivono nella corte interna. Ci viene ad aprire il signor Attilio Rho, che abita nella casa attigua alla presunta di Lucia. Il cortile interno è un paradiso: un albero, fiori un po’ d’erbetta, ma soprattutto un’atmosfera di serenità. L’unica nota stonata l’auto parcheggiata proprio a fianco del muro di una dele dimore dei Promessi Sposi. Il signor Attilio è gentile e ci spiega subito il perchè il portone di quella casa che dovrebbe essere uno dei vanti della città sia chiuso. «È così ormai da otto-dieci anni - spiega -. I proprietari non vogliono che entri più nessuno. Sa, la casa è decrepita: ho dovuto puntellare il ballatoio, altrimenti c’era il rischio che cedesse. Anche il tetto ormai viene giù».

Lo spettacolo in effetti non è dei migliori: quella che (forse) fu la magione della signora Mondella in Tramaglino è ormai un rudere. Il problema è che i turisti manzoniani questo spettacolo - pur deprimente che sia - non lo possono nemmeno vedere dall’esterno. La moglie del signor Attilio la butta lì: «Potrebbero sostituire il portone con un cancello, di quelli con le inferriate». Resta il fatto che quella casa così com’è è un obbrobrio. «Potrebbe sistemarla il Comune - dice convinto il signor Attilio -. Io l’avevo detto a suo tempo al sindaco Faggi: invece di spendere tutti quei soldi nel corteo manzoniano, si utilizzavano per sistemare la casa». Non è una questione semplice (si dice ci vogliano almeno 200 mila euro) però perchè comunque la casa appartiene a privati che abitano in un piccolo condominio a fianco.

La proprietaria, la signora Adele, si affaccia alla finestra e dimostra subito di non aver molta voglia di parlare della faccenda. Così delega uno dei figli, Massimo Mazzoleni, che è anche uno dei più longevi calciatori della provincia. Mentre torniamo all’interno della corte, è lui a raccontarci un po’ la vicenda. «Anni fa si era anche avviata una trattativa con il Comune, che era interessato all’acquisto - dice - ma poi non se ne è fatto nulla. Noi siamo ancora dell’idea di venderla ma non c’è nessuno che per ora è disposto a comprarla».

Nel frattempo però una delle più importanti eredità manzoniane resta off-limits per i turisti. «La casa è chiusa perchè è davvero pericolosa - conferma Mazzoleni -. Qui arrivavano le scuole e se un ragazzino dovesse cadere dal ballatoio, siamo noi che ci andremmo di mezzo». Sacrosanto. Intanto però don Lisander si rivolterà nella tomba. O no?