Lecco, 23 febbraio 2011 - Tuttui colpevoli  i sette imputati condannati in primo grado per la morte di Beatrice Locatelli, la bimba di cinque anni travolta e uccisa da un cancello il 12 maggio 2007. La bimba di Valmadrera stava giocando davanti al cortile di casa, in via Magistris, dove c’era un cantiere edile di una villetta in ristrutturazione. Dopo un’ora e mezzo di camera di consiglio, è arrivata ieri alle 17.45 la sentenza nella quale il giudice Paolo Salvatore ha ritenuto, secondo ruoli e responsabilità diverse, tutti gli imputati colpevoli del reato di omicidio colposo. Il giudice di fatto ha accolto la tesi dell’accusa, affidata al sostituto procuratore Paolo Del Grosso, il quale al termine della propria requisitoria aveva ricordato «che tutti hanno concorso alla condotta colposa e pertanto tutti devono ritenersi responsabili».

È stata riconosciuta una responsabilità strettamente connessa al ribaltamento di quel maledetto cancello in ferro battuto, largo tre metri e mezzo e pesante 250 chili, che staccandosi aveva provocato la morte della piccola Bea. Tutti insomma avrebbero dovuto rendersi conto che quel cancello, così come era stato fissato, rischiava di ribaltarsi. Nel secondo capo d’imputazione un altro comportamento omissivo: non aver circoscritto l’area del cantiere con una recinzione adeguata (o con cartelli di pericolo), che di fatto avrebbe evitato alla piccola Bea anche solo di avvicinarsi a quel cancello. Tra la sentenza del giudice e le richieste del pm si è prodotto uno scarto minimo ma sostanziale.

Il sostituto procuratore Del Grosso infatti aveva ritenuto le posizioni dei due fabbri Giuseppe e Maurizio Monti - padre e figlio che realizzarono, installarono e fissarono quel cancello - quelle penalmente più rilevanti. «Loro sono i maggiori responsabili nella vicenda perchè hanno messo il cancello e lo hanno messo male», aveva ricordato il pm al termine della requisitoria. Non a caso il pm aveva chiesto due anni per entrambi «perchè non avevano impedito il ribaltamento del cancello e perchè quel filo di ferro al quale l’avevano fissato era assolutamente inadeguato». Meno pesanti ma pur sempre rilevanti per l’accusa le posizioni dei restanti cinque imputati: Emilio e Franco Brioschi e Teresa Rusconi, i proprietari della villetta di via de Magistris e committenti dei lavori. Ma anche Matteo Bugatti e Davide Dell’Oro, rispettivamente progettista e responsabile della sicurezza del cantiere. Per tutti loro l’accusa aveva chiesto un anno e otto mesi.

Nella sua sentenza il giudice ha confermato l’ipotesi accusatoria nei confronti di Giuseppe Monti, che anzi è stato condannato a due anni e quattro mesi, mentre il figlio se l’è cavata con un anno e due mesi. Più lieve anche la pena comminata a Bugatti: un anno e 6 mesi (più tremila euro). L’altro vero colpevole per il giudice è invece Dell’Oro, condannato a due anni. Nell’individuare il profilo di colpa dei tre committenti invece l’accusa aveva ricordato in aula che a loro «per legge spettava una posizione di garanzia nei confronti dei terzi ma anche di rispetto delle regole di sicurezza». Per due di loro, i fratelli Emilio e Franco Brioschi, il giudice ha rincarato la dose condannandoli a un anno e dieci mesi (due mesi in più rispetto alle richieste, oltre a duemila euro per ognuno). Discorso antitetico per la madre, Teresa Rusconi: per lei una condanna di un anno e duemila euro di sanzione.