Mandello, 18 maggio 2010 - «Salire le montagne più alte della terra è semplicemente la mia passione. Non l’ho mai vissuta come una competizione. Lo faccio perché è la mia vita», così Mario Panzeri, alpinista che vive nella bella frazione di Rongio a Mandello, commentava l’ennesima avventura himalayana prima della partenza.

 

Ora che finalmente, dopo un’attesa snervante e tre tentativi, anche lo Shisha Pangma ha ceduto ai suoi attacchi Panzeri conta nel curriculum undici delle quattordici montagne più alte della terra. Tutte scalate senza ossigeno. I prossimi obiettivi si chiamano Kangchenjunga, con i suoi 8.586 metri sicuramente la più complicata, Gasherbrum I (la sfida che lo attende a giugno con le incognite di una via completamente nuova) e Dhaulagiri 8.167 metri.

 

Allegro, con un gran sorriso che lo accompagna sempre, Mario Panzeri è però soprattutto un alpinista molto determinato. Conosce molte bene se stesso e i suoi limiti. In passato nel corso delle sue sfide alle montagne più alte della terra ha dimostrato una forza di volontà fuori dal comune. Come l’anno scorso al Manaslu, 8.163 metri, quando dopo due mesi di attesa, tre tentativi e il cattivo tempo che aveva scoraggiato tutti gli alpinisti lì impegnati, Panzeri riuscì a trovare la forza di volontà di tornare ancora una volta sulla montagna e raggiungere la cima praticamente da solo.

 

Nato il 10 maggio del 1964 Mario Panzeri è guida alpina dal 1987. Ha una vastissima esperienza nei lavori in esposizione e nella messa in sicurezza di qualsiasi tipo di pareti rocciose: un’attività nella quale è occupato a tempo pieno fra una spedizione e l’altra.

 

In Himalaya ha salito undici ottomila oltre allo spigolo nordovest dell’Ama Dablam in Nepal nel 1985 restando sulla via per molti giorni e ha all’attivo tentativi all’Horbein Couloir dell’Everest e alla parete Ovest del Makalu. Ha compiuto spedizioni extraeuropee in sud America, dove ha aperto una nuova via sull’Aguille Poincenot e salito l’Huascaran. Ha realizzato salite nei principali gruppi alpini ripetendo le grandi classiche (con prime salite in solitaria, invernali e concatenamenti) e aprendo diverse nuove vie.

 


«Sono molto contento per lui», ha commentato l’amico e compagno di scalate Daniele Bernasconi, presidente dei Ragni della Grignetta che con lui ha condiviso la gioia di alcune cime oltre quota ottomila. Il suo terreno d’allenamento sono soprattutto le montagne di casa e in particolare il Grignone. Nelle mattinate d’inverno è facile incontrarlo mentre sale da Rongio lungo i pendii innevati del Releccio su fino al rifugio Brioschi.

 


Dopo il rientro dal Tibet per Mario Panzeri ci saranno solo pochi giorni di riposo a casa con la moglie Paola poi sarà il momento di imbarcarsi verso una nuova avventura che lo terrà per qualche mese ancora una volta lontano. Una spedizione ancora più emozionante per la guida alpina di Mandello perché vissuta in compagnia di tanti amici con i quali ha già condiviso esperienze al limite e per una scalata in un territorio completamente sconosciuto e inesplorato come quello del Gasherbrum I lungo il versante cinese.