Lecco Calcio, idea azionariato popolare

I supporters preoccupati sul futuro della società hanno incontrato un esperto: "I tifosi sono l'anima del calcio"

 La Curva Nord domenica scorsa

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Lecco, 19 maggio 2016 - L’azionariato popolare può sbarcare a Lecco? Per ora se ne è solamente parlato, con decine di tifosi interessati a come poter essere d’aiuto al club. Numerosi spunti e domande per andare a fondo di un concetto che, come detto dai relatori, anni fa era impensabile in Italia mentre pian piano sta prendendo sempre più piede. Di questo, in sintesi, di è discusso martedì sera allo Shamrock Pub. Al tavolo, oltre al giornalista Emmanuele Michela, l’avvocato Diego Riva, punto di riferimento di Supporters in Campo (associazione che tiene le fila di tutti le iniziative di partecipazione popolare nate in Italia), e Gianluca Greco, rappresentante della Fondazione Taras (trust di tifosi che detiene alcune quote del Taranto Calcio).

La bella sorpresa, poi, è stato vedere tra il pubblico anche Stefano Faccendini, autore di libri su calcio e tifosi. Il suo volume dedicato all’Afc Wimbledon, club inglese rilevato anni fa dai suoi tifosi, è un punto di riferimento per molti appassionati: Faccendini, coinvolto dai relatori, ha voluto lui stesso raccontare quanto accaduto alla squadra londinese, spostata dalla proprietà a 100 chilometri di distanza e poi rifondata dalla propria tifoseria ripartendo dalla nona serie. Non doveva essere – e non è stata – la serata di nascita dell’azionariato popolare a Lecco. Bensì un momento per informarsi, conoscere nel dettaglio in che modo tifo e città possono avvicinarsi al club locale, a beneficio di entrambi, partendo dagli esempi virtuosi di Taranto e Ancona. «Il calcio senza tifosi perde la propria anima», ha voluto ricordare Diego Riva in apertura, citando lo slogan di Supporters in Campo. «La sfida è nel capire se i tifosi, da semplici fruitori di uno spettacolo, possono invece coinvolgersi di più nel proprio club, per sperare di rivedere anche a Lecco gradinate piene». La strada non è certo facile ma l’obiettivo è alto: permettere di dare un club nelle mani di chi ha come unico interesse la tutela della sua passione. Come è accaduto a Taranto: dopo il fallimento (2012) i tifosi hanno una quota della società e ciò ha permesso di osservare da dentro senza credere alle promesse illusorie della dirigenza, aspetto che molti supporter lecchesi hanno apprezzato. E intanto domenica la squadra si gioca la finalissima playoff.