2009-08-02
di GIANNI RIVA
— CORTENOVA —
DALLE 14 DI IERI la viabilità sulla Strada provinciale 62 è tornata alla normalità. Dopo sette anni dalla calamità, ora la strada continua ad attraversare la frazione di Bindo travolta dalla frana nel dicembre del 2002 evitando così al traffico, in particolare quello pesante, di effettuare una deviazione molto sacrificata. E lo possono fare ora dopo che l’Amministrazione provinciale si è impegnata con gli altri enti nella realizzazione di un tunnel di 217 metri ricavato sotto il movimento franoso. La costruzione della galleria su tutto il fronte del tratto disastrato permette di garantire maggiore sicurezza alla strada proteggendola da eventuali cedimenti. Una soluzione, quella dei tecnici provinciali, con in prima fila l’ingegnere Angelo Valsecchi, che consente inoltre di non occupare nuovi terreni salvaguardando così l’area a frana e quella circostante anche da potenziali espansioni che potrebbero verificarsi negli anni con una strada a cielo aperto.

ALL’EVENTO franoso del novembre 2002, che distrusse una buona parte dell’abitato e delle imprese presenti nella frazione di Bindo, sono susseguiti via via numerosi interventi con diversi enti (Regione Lombardia, Comunià montana, Provincia di Lecco e Comune di Cortenova) che sono stati quelli di un monitoraggio della zona e il ripristino delle condizioni di sicurezza relativamente al corpo della frana. Ieri nella frazione di Bindo di Cortenova si è brindato per l’inaugurazione del tunnel che porta il nome della frazione. Autorità, amministratori, non solo della Valsassina, si sono ritrovati tutti insieme per festeggiare con tanto di benedizione, taglio del nastro e discorsi ufficiali. Fra questi quelli del prefetto Nicola Prete e del nuovo presidente della Provincia Daniele Nava. A rappresentatre la Regione è giunto il presidente del Consiglio Giulio De Capitani. Assente perché impegnato al Senato il vice ministro alle infrastrutture. il lecchese Roberto Castelli, che ha inviato un suo messaggio letto dall’assessore provinciale ai Lavori pubblici Stefano Simonetti, prima della benedizione alla nuova galleria da parte del parroco di Cortenova, don Mauro Malighetti: «Io sono arrivato in valle nel 2004 e avevo trovato parrocchiani lacerati da quella tragedia - ha ricordato - e penso che dopo sette anni queste siano ferite che rimarranno per sempre sulla loro pelle visto che hanno perso le loro case. Ma debbo dire che la loro forza di reazione è stata determinante ed ora un nuovo villaggio parla di loro». Luigi Melesi, sindaco di allora, poche ore prima dell’evento franoso aveva emanato un’ordinanza per lo sgombero di 23 abitazioni e una decina di aziende. «Quando mi sono reso conto - ricorda Melesi - che il pericolo era evidente ho emesso l’ordinanza, anche se alcune famiglie avevano fatto resistenza. Ebbi ragione perché dalla montagna scese una frana gigantesca che distrusse ogni cosa al suo passaggio. Io eroico per la decisione? No. Un vero sindaco deve essere sensibile al suo territorio, alla sicurezza dei suoi cittadini. Ho fatto solo il mio dovere come i collaboratori Lino e Giancarlo Benedetti, Giancarlo Conti e Daniela Artusi».

LUIGI SELVA attuale sindaco aggiunge: «Oggi è un grande giorno per noi tutti. La fine di anni di difficoltà in particolare per quei nostri abitanti che per la viabilità erano costretti a notevoli disagi». Ivan e Annamaria, ora 34 e 35 anni, avevano preparato la loro casa nel 2001. L’anno successivo dovevano sposarsi e riamanere pertanto a Bindo. Ma in quella casa non ci hanno mai messo piede perché la frana se l’èa portata via quella sera del novembre 2002. «È stato terribile, in poco più di 30 secondi completamente distrutta - ricorda Ivan - e con essa i nostri sogni e soldi. Ma noi volevano restare qui. Nel 2003 ci siamo sposati e ora abbiamo una nuova casa nel nuovo villaggio. Nel frattempo la famiglia ora è aumentata con l’arrivo di Stefania. La sua gioia ci fa allontanare la tristezza di quei giorni, ora anni». Mero Carissimo, 70 anni, è un imprenditore nel campo dell’alluminio e ha avuto la sua azienda completamente distrutta: «Mi ricordo che avevo pronto un carico per un cliente - afferma -. Distrutto con l’intera azienda. A quel punto cosa potevo fare? Smettere dopo 35 anni di lavoro o andare avanti? Non sezna problemi mi sono trasferito con i 15 dipendenti in un capannone preso in affitto con nuove macchine. Ora ne ho uno mio al di la del campo da calcio. Ma è stata dura».
Fra le 23 famiglie che hanno avuto danni ingenti c’è quella di Alfredo Ciresa, altro imprenditore noto non solo in valle. È il fratello Mario di 75 anni a ricordare: «In pochi istanti Alfredo perse tutto: la casa e gli oggetti più cari che aveva. Ma la nostra famiglia è tosta ed è capace di grandi cose, come del resto sono tutti gli abitanti che hanno Bindo nel loro cuore».