2009-07-11
— MERATE —
I GEOLOGI della «Po Valley» hanno pronto un piano di riserva. Qualora i funzionari dell’Ufficio minerario e della geometria, che fa capo al Ministero dello Sviluppo economico, negassero i permessi per cercare petrolio nel cuore del Parco del Curone, gli esperti hanno individuato almeno altre due possibili aree per effettuare le perforazioni. Si tratta dei campi che si estendono lungo la linea ferrovia a Pagnano di Merate, tra la località Nibbio e Pianezzo e di quelli tra Cernusco e Brugarolo.

UNA SCELTA in qualche modo obbligata, perché le uniche esterne all’oasi protetta ma comunque abbastanza vicine al possibile giacimento di oro nero non ancora eccessivamente urbanizzate e antropizzate. Sono insomma terreni liberi, lontani dalle abitazioni, che offrono quindi margini di sicurezza in caso di incidenti. A spingere i petrolieri a guardarsi intorno, oltre al possibile veto da parte del Governo a toccare l’oasi naturale, anche questioni economiche. La società australiana è infatti quotata in borsa, ma nei Paesi anglosassoni il mercato azionario tiene conto pure dei cosiddetti bilanci sociali, redatti pure in base alla salvaguardia ambientale e al rispetto delle decisioni delle popolazioni locali.
Gli echi della mobilitazione generale potrebbero varcare i confini dell’Italia , determinando un possibile crollo delle quotazioni della multinazionale. L’alternativa tuttavia non piace ai rappresentanti del comitato «No al pozzo», come del resto ai residenti dei posti indicati come possibili riserve. «Per noi non cambia assolutamente nulla - assicura Albero Saccardi, portavoce del gruppo civico - Noi non vogliano né trivelle né pozzi né dentro il Parco né nei paraggi».
Daniele De Salvo