Sos infrastrutture: Lombardia fragile, solo parole

Monitoraggi, promesse, progetti e il grande alibi del maltempo: ma sulle strade tutto è come sempre

Crollo ponte sul Po

Crollo ponte sul Po

Milano, 27 novembre 2019 -  Poco più di un anno fa fu l’effetto del Ponte Morandi. Un crollo tragico che squarciò il velo sulla fragilità della rete di infrastrutture di un Paese che da troppo tempo non si occupava seriamente di strade e viadotti. Anche la Lombardia, ricca e forte, cominciò a fare i conti con la sua situazione. E partì l’allarme. Si scoprì che non era ancora stato completato il progetto - risalente al 2013 - di creare un’anagrafe delle opere. Un’indagine coordinata dal Politecnico di Milano, in quell’anno, analizzò lo stato degli attraversamenti stradali e ferroviari (28) sul fiume Po. Già allora alcuni furono classificati come strutture con evidenti segni di fatiscenza.

Esempi? Il ponte della Gerola, a Pavia, del 1916. E il viadotto della Becca, risalente al 1912. E poi altri, fino alla provincia di Cremona. Lesionati, instabili, pericolanti. Da anni, nei cassetti delle Province e dell’Anas, progetti, disegni, proposte. Oltre dodici mesi dopo il crollo del Morandi, tutto come prima. Qualche riunione in più, qualche piccolo passo amministrativo. Ma nessun cantiere importante aperto. Eppure, dopo le vittime di Genova fu il Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, a lanciare l’allarme. Tra le infrastrutture più a rischio indicò il ‘giovanissimo’ viadotto dei Lavatoi di Como, realizzato nel 2003. E poi l’elenco ormai diventato storia: i ponti della Milano Meda, quello di Ponte di Legno, nel Bresciano, e quello di Civate, nel Lecchese, insieme a quello sul Ticino fra Tornavento e Oleggio.

Dire che nulla sia stato fatto è scorretto. A Paderno d’Adda, dopo la chiusura d’emergenza del ponte San Michele risalente a 130 anni fa, su cui passavano auto e treni, Rfi è intervenuta. Consolidata, la struttura oggi accoglie di nuovo le auto. Per i treni bisognerà attendere un altro anno. Ma i lavori proseguono. Sulla Milano Meda, qualche soldo è stato messo. E i controlli si stanno traducendo in un maquillage d’emergenza. Ma sono tanti i viadotti, le strade, i ponti, su cui la manutenzione manca. E poi, ogni volta che il maltempo manda in piena un fiume, siamo pronti a fare i conti con il rischio. E al maltempo, come accadde per il crollo del ponte della via Emilia fra Lodi e Piacenza nel 2009, si tenterà di dare la responsabilità.