Contrappasso menaggino

Da Bonvesin de la Riva a Dante Alighieri, da Giuseppe Rose a Carlo Cecchetti. Un comun denominatore: la legge del contrappasso. Evoluzione della più ruvida “lex talionis”, emerge ben chiara nel lombardissimo “Liber di Tre Scriciur”: Bonvesin, ad esempio, caccia chi “rodeva, mordeva e percotiva al mondo” in mezzo ai demoni, per essere “tagliuzzati come fano li becari mondani de li porci e de li montoni”. Dante amplia da par suo il concetto: i violenti contro il prossimo, ad esempio (e non casuale), li spedisce ad immergersi nel fiume di sangue bollente Flegetonte. E a beccarsi anche le saette dai centauri. Rose e Cecchetti? Hanno (ben) pensato di rispolverare l’antico principio nel Comasco.

Pm il primo, Gup il secondo, hanno sfornato un’esemplare lezione a sette giovani di Menaggio accusati di aver commesso una serie di vessazioni a disabili, pestaggi, distruzioni di abitazioni, minacce a persone gravate da fragilità fisiche o psicologiche. L’Alighieri costoro, in quanto traditori praticamente di qualsiasi norma di buon comportamento, li avrebbe piazzati nel ghiaccio a testa in giù per l’eternità. Il Tribunale di Como, invece, ha deciso che i sette potranno beneficiare della sospensione condizionale solo se porteranno a termine 60 ore di lavori di pubblica utilità, da svolgere al servizio di quelle stesse categorie di persone che erano state il loro bersaglio. In più, un percorso di colloqui con psicologi, per comprendere il disvalore di ciò che hanno fatto e il livello del danno arrecato a chi ha subito le loro aggressioni.  A ciò si aggiungeranno le condanne patteggiate. La capiranno?