Guerra in Ucraina, a Mariupol bombe su teatro e piscina. Kiev: erano rifugio di civili

Vi sarebbero numerose vittime, e tra loro bambini, intanto il Financial Times rivela una bozza di accordo che prevede lo stato di neutralità per Kiev

Tre settimane e la guerra non solo continua ma sembra aumentare  di intensità con nuovi obiettivi civili colpiti un po' ovunque da Mariupol a Kiev, da Odessa a Chernihiv  passando per Vinnytsia. Da nord a sud, da est a ovest ormai non c'è quasi più parte dell'Ucraina che si trovi sotto le bombe russe. E mentre la gente muore la diplomazia continua il suo lento lavoro per aprire uno spiraglio che almeno porti a un cessate il fuoco. Il Financial Times ha  anticipato una bozza di piano di pace in 15 punti che include la rinuncia da parte dell'Ucraina alla Nato e la promessa di non ospitare basi militari straniere o armi, in cambio di protezione da alleati quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia. All'Ucraina verrebbe quindi imposta una  neutralità simile a quella austriaca o svedese. Bozza che secondo Kiev riporterebbe solo le richieste russe e quindi non accettabile. Si tratta comunque di un piccolo spiraglio che va ad aggiungeri alle dichiarazioni del presidente ucraino che sono suonate come una chiara rinuncia alla richiesta di entrare nella Nato. Intanto oggi potrebbe tenersi una siunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu, su richiesta dei membri occidentali

Ieri a Mariupol sono stati colpiti un teatro e un impianto sportivo che ospitavano civili. Vi sarebbero numerose vittime e tra loro anche bambini

 

La tragedia dei civili

Mariupol, sempre più città martire: ieri le bombe hanno colpito in serata un teatro e un centro sportivo dove si erano rifugiati centinaia di civili. Ul bilancio è tutto da stabilire ma ci serebbero decine di mort. Nella mattinata di ieri  è stato attaccato un convoglio umanitario con donne e bambini, che dalla città costiera si stava dirigendo verso Zaporozhye. Un bimbo è morto, l'ennesimo (e siamo oltre i cento) di questa tragedia nel cuore dell'Europa. A Chernihiv il fuoco russo ha invece bersagliato le persone in fila per il pane; le notizie sono frammentarie ma le vittime sarebbero una decina. A Kharkiv gli edifici distrutti, e fra questi anche scuole e ospedali, sono almeno seicento e anche le vittime fra la popolazione sono ormai diverse centinaia.  A Kiev le truppe del Cremlino non stanno facendo progressi ma hanno alzato il tiro e ogni giorno colpiscono le aree residenziali, causando un numero sempre più elevato di feriti. Ma anche l'Ovest del Paese non è immune: a Vinnytsia è stata colpita la torre delle televisioni e le sirene hanno risuonato anche al confine con la Polonia.

 

 Zelensky agli Usa: è il nostro 11 settembre

"Chiudete il cielo sopra l'Ucraina o dateci gli aerei". In un appassionato discorso al Congresso americano il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato agli Stati Uniti e al presidente Joe Biden ciò di cui Kiev ha veramente bisogno per vincere la guerra contro la Russia. Lo ha fatto nel primo discorso virtuale di un leader nella storia di Capitol Hill, evocando a deputati e popolo americano i momenti peggiori della loro storia recente: Pearl Harbour e l'11 settembre. Due ore dopo Biden, al quale Zelensky si è rivolto direttamente in inglese alla fine del suo intervento, ha risposto con l'annuncio di uno stanziamento "senza precedenti" per Kiev ma senza concedere per ora nè caccia né l'imposizione di una no fly-zone. "Ricordatevi Pearl Harbour, ricordatevi l'11 settembre. Siete stati attaccati dal cielo. Il nostro Paese vive l'11 settembre da tre settimane", ha detto il leader ucraino a Capitol Hill.

Diplomazie in stallo

 La rinuncia alla sovranità sulla Crimea e sulle autoproclamate repubbliche del Donbass e l'accettazione di uno stato di neutralità con la rinuncia ufficiale ad entrare nella Nato: sono queste, secondo voci sempre più insistenti, le condizioni a cui l'Ucraina potrebbe cedere per ottenere il ritiro delle truppe russe, in cambio però di garanzie di sicurezza internazionali. E questo, al termine di una nuova convulsa giornata di trattative e contatti tra cancellerie, appare ancora come il nodo più difficile da sciogliere per mettere fine alla guerra dopo tre settimane di sangue. Le garanzie che invoca Kiev - secondo una bozza in 15 punti in discussione tra le parti pubblicata dal Financial Times - potrebbero essere fornite da Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia, ma con la rinuncia dell'Ucraina ad ospitare basi militari straniere.

Conferme e smentite

La giornata si era aperta con le dichiarazioni distensive del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha parlato di un atteggiamento "più realistico" di Mosca, e quelle del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, che ha accennato alla "possibilità di un compromesso".  Mentre le ore passavano, però, nuove dichiarazioni hanno smorzato in parte gli entusiasmi. Il compromesso a cui pensa il Cremlino, ha detto il portavoce Dmitry Peskov, è una neutralità dell'Ucraina sul modello svedese o austriaco. Un'ipotesi subito respinta dal capo negoziatore ucraino, Mykhailo Podolyak, secondo il quale "l'Ucraina è in uno stato di guerra diretta con la Russia, pertanto il modello può essere solo ucraino»" con adeguate "garanzie di sicurezza" internazionali contro eventuali nuove aggressioni da parte di Mosca. La difficoltà a trovare un meccanismo credibile per rispondere alle esigenze di sicurezza ucraine sembra un ostacolo difficilmente superabile, anche se finora i negoziati hanno effettivamente fatto qualche passo significativo, registrato con esultanza dalle Borse. Per esempio la rinuncia della Russia alla richiesta iniziale di destituire Zelensky, che Mosca apparentemente riteneva un obiettivo facilmente raggiungibile nell'ambito di una guerra lampo che avrebbe avuto l'appoggio della vasta parte di popolazione russofona. Invece anche tra i moltissimi ucraini che parlano il russo - non solo nell'est del Paese ma anche a Kiev e in molte altre città, come Odessa - c'è stato un vasto sostegno al presidente. Putin si è quindi ritrovato impantanato. E se anche vincesse il conflitto militare, non sarebbe facile per lui controllare il Paese. Forse per questo oggi ha assicurato che "l'obiettivo della Russia non è occupare l'Ucraina". Ma se decidesse di ritirarsi dovrebbe comunque portare a casa qualche risultato che giustifichi i costi imposti all'economia russa. Per esempio, appunto, il riconoscimento della Crimea russa e la conquista di Mariupol e della striscia di territorio che collega le repubbliche filo-russe del Donbass con la penisola. Obiettivo che gli consentirebbe anche di assicurare le forniture idriche alla stessa Crimea, oggi carenti. 

 

Ue e Gb, accuse sui profughi

L'emergenza profughi in fuga dall'Ucraina torna a creare tensioni tra Londra e Bruxelles, sollevando nuove critiche sul modo in cui il Regno Uniti sta gestendo la crisi dei rifugiati. In un'informativa al Parlamento europeo, la Commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, ha riferito di «problemi con gli ucraini che cercano di andare in Regno Unito» ma, una volta arrivati a Calais, "non riescono a salire sui treni perché serve un visto" per entrare nel Paese e «devono tornare a Parigi per richiederlo». Nei giorni scorsi, Londra è finita nel mirino delle critiche per non aver esentato i profughi provenienti dall'Ucraina dall'obbligo del visto, a differenza di quanto disposto dall'Ue. Una decisione che ha rallentato l'afflusso dei rifugiati nel Paese: finora dei circa tre milioni di persone scappate dall'Ucraina, solo 5.500 hanno ottenuto il visto per entrare nel Regno Unito a fronte di circa 20mila domande presentate.

 

Gas e benzina

Interventi nel medio-lungo periodo per sostituire la fornitura di gas russo - da cui l'Italia dipende per il 40% su un totale importato del 96% - attraverso Qatar, Algeria, Angola, Congo destinazioni di recenti missioni del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del numero uno di Eni Claudio Descalzi. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha illustrato nell'aula del Senato il quadro della situazione e le misure adottate dal Governo per contrastare gli effetti sull'incremento dei costi dell'energia, anche alla luce della guerra in Ucraina che nell'immediato prevederà una riduzione del prezzo di benzina e gasolio con un'accisa mobile che utilizzi i maggiori incassi Iva dovuti agli aumenti dei prezzi. Ma gli interventi strutturali guardano alla fornitura da molti Paesi per ridurre la dipendenza per circa 20 miliardi l'anno dai 29,1 miliardi importati nel 2021, dalla Russia, "a cui tutta l'Europa paga un miliardo di euro al giorno", che in questo periodo di conflitto "non ha solo un'implicazione energetica".

 

Alla luce dell’intensificarsi delle violenze e della conseguente emergenza umanitaria in Ucraina, le testate del Gruppo Monrif (Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità della popolazione ucraina. 

PER DONARE PER L’EMERGENZA UCRAINA TRAMITE BONIFICO

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Causale: UN AIUTO PER L’UCRAINA