Guerra Ucraina, il giorno della verità: dove si svolge il negoziato e chi partecipa

Per Kiev 210 civili uccisi, tra cui 14 bambini. Un mistero le perdite di Mosca

Il primo e fragile tentativo di negoziato dopo il quarto giorno di combattimenti a Kiev e nelle altre principali città ucraine invase dall'esercito russo. Cala il buio su una domenica vissuta all'insegna della paura, dell'incertezza e dei proclama reciproci e si guarda al delicatissimo incontro di oggi lunedì 28 febbraio come a un bivio senza ritorno: Russia e Ucraina troveranno un accordo per silenziare le armi? La diffidenza è reciproca e le premesse scricchiolanti: per tutta la giornata di domenica si è discusso non sul come e sul perché ma sul dove. Putin aveva proposto Gomel, in Bielorussia, città a poca distanza dal confine con l'Ucraina. Zelensky ha risposto no, considerando Minsk e Lukaschenko alleati di Mosca, visto che buona parte delle truppe russe sono entrate proprio dalla Bielorussia. Dunque Kiev ha messo sul tavolo Varsavia, Ankara o Baku. Le prime due sono capitali di Paesi Nato, quindi difficilmente potabili per Mosca ma l'Azerbaigian avrebbe potuto essere un'opzione valida: troppo lontana probabilmente, come Israele, che si è offerto di ospitare i negoziati. Alla fine si è ripiegato sul confine tra Ucraina e Bielorussia al check point  Alexandrovka-Vilchha.

Le delegazioni

A guidare i russi c'è Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura (suo padre fu uno dei 'liquidatorì, gli angeli che misero a rischio la propria vita pur di spegnere l'inferno nucleare). Per l'Ucraina, stando a una fonte bene informata, ci sarà invece il ministro della Difesa Oleksii Reznikov. Zelensky non si mostra fiducioso. Lo dirò con franchezza: non credo molto all'esito di questo incontro, "senza preclusioni" ma proviamoci», ha dichiarato, sottolineando di voler mostrare ai suoi concittadini e al mondo di aver tentato fino all'ultimo a dialogare. «Se l'Ucraina rifiuta il negoziato sarà responsabile per lo spargimento di sangue», aveva avvertito in giornata lo stesso Medinsky. In un caso o nell'altro son parole che non fanno ben sperare. Le trattative dovrebbero iniziare di prima mattina. Sfumata l'ipotesi di un incontro in serata.

Numeri contro

Intanto la quinta notte di paura è calata, Kiev è circondata, altre città sono cadute in mano ai russi che però non sfondano nei centri nevrgalgici e i numeri della guerra iniziano a essere pesanti: sono almeno 210 i civili ucraini che sono stati uccisi durante l'invasione russa, e più di 1.100 sono i feriti. Quattordici i bambini uccisi, tra cui un piccolo vittima di un bombardamento di un ospedale di Kiev. Un altro missile ha colpito un edificio residenziale a Kharkiv, dove la battaglia è strada per strada, senza lasciare scampo a una donna. 

Soldati ucraini
Soldati ucraini

Anche la Russia riconosce per la prima volta che ci sono vittime fra le sue truppe, ma non fornisce numeri e sostiene che l'Ucraina ha riportato un numero maggiore di morti nella guerra.  Secondo il portavoce della Difesa russa, Igor Konashenkov, dal'inizio delle operazioni sono state attaccate 1067 strutture militari ucraine e sono stati distrutti 38 sistemi di difesa anti aerea, così come 56 stazioni radar. Le forze delle repubbliche separatiste sono inoltre avanzate verso ovest di 4-6 chilometri e hanno "liberato i villaggi di Nizhne, Granitnoye e Gnutovo".  Secondo le informazioni diffuse invece da Kiev, la Russia ha perso circa 4.300 soldati e 146 carri armati dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, come ha ha dichiarato la vice ministra della Difesa di Kiev Hanna Malyar, aggiungendo che sarebbero stati abbattuti anche 27 aerei e 26 elicotteri di Mosca.

Ecco perché l timore è che, a negoziati falliti, i russi scatenino l'inferno per vendicarsi delle perdite e per spezzare la resistenza ucraina che negli ultimi giorni ha vista allargare i suoi ranghi con 100mila uomini, tra cui molti riservisti, che si sono affiancati all'esercito e altri  che arriveranno dai paesi amici con le legioni internazionali. 

Non solo sanzioni

Uno dopo l'altro, intanto i Paesi occidentali - tra cui tutta l'Ue - hanno annunciato la chiusura dello spazio aereo alle compagnie di Mosca. Un bando che non risparmia i jet privati degli oligarchi, mentre si valuta anche lo stop alle navi commerciali. Prosegue anche la sfilza di sanzioni, in primis l'esclusione della Russia dal circuito bancario Swiift. Misure che secondo Lukashenko sono «peggio della guerra» e spingono Putin «verso una Terza guerra mondiale». Ma l'Europa ha ormai saltato il fosso anche sugli aiuti militari a Kiev e la premier danese Mette Frederiksen ha espresso il suo appoggio ai volontari che vogliano unirsi alle brigate internazionali al fianco degli ucraini. Un annuncio storico arriva anche dalla Svezia, che inviando 5 mila lanciarazzi anticarro cancella la dottrina che escludeva la consegna di armi a Stati impegnati in un conflitto: una scelta che non faceva dal 1939. L'anno in cui Putin sembra aver riprecipitato il mondo. 

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