Ucraina, la guerra vista dal web

Tra informazione e propaganda il ruolo di internet e dei social media nel conflitto

Attacco hacker

Attacco hacker

Le generazioni precedenti alle nostre ci hanno tramandato il nome mitico di Radio Londra che anche mia nonna ascoltava mentre provava ad avere, con qualche difficoltà e non senza rischi, notizie ed informazioni che le consentissero di capire meglio l’andamento della guerra, e del marito al fronte, al di là della propaganda e della censura di cui erano connotate le comunicazioni ufficiali e private in Italia: forse anche grazie a questi ricordi, oggi siamo in grado di comprendere il valore dell’informazione e dell’accesso alla Rete, pur con tutti i suoi limiti.

Se risulta difficile contemplare la possibilità che nel futuro Internet possa essere divisa in due con un Paese, grande e ricco di collegamenti con l’Italia come la Russia, che possa connettersi non al Web, ma a RuNet - una sorta di grande Intranet - che è oggetto di sviluppo da parte delle istituzioni locali fin dal 2019, queste settimane di guerra hanno visto prodursi anche un "fronte digitale" del conflitto.

All’inizio Meta e Google hanno impedito che i canali pubblici russi RT e Sputnik veicolassero le proprie informazioni sulle loro piattaforme e monetizzassero il traffico dei propri siti grazie alle soluzioni pubblicitarie offerte da tali operatori. Questa seconda decisione, nonostante all’apparenza potesse sembrare una sanzione quasi simbolica, è stata però presa perché non solo era il modo più veloce per ridurre i ricavi pubblicitari di quei due network, ma costituiva anche una riduzione del rischio nei confronti degli inserzionisti occidentali che in Russia hanno sospeso le attività.

Come ritorsione di fronte alle regole interne di Meta e Twitter, di sottoporre a fact-checking i contenuti veicolati dal Governo russo come di ogni altro soggetto, Facebook, Instagram e Twitter sono stati poi oscurati in Russia e molti operatori, come Amazon, hanno sospeso la propria operatività in quel Paese. La stessa Wikipedia sta fronteggiando insistenti richieste di modificare le versioni pubblicate sulla propria enciclopedia online.

La guerra è sempre stata condotta anche attraverso la propaganda e i social media ne rappresentano un ulteriore campo di applicazione, vasto e granulare: non c’è nulla di cui stupirsi dunque né di cui sorprendersi di fronte alla sorte dei software VPN, il cui download è esploso nei primi giorni in Russia per aggirare il blocco dei social media, e che sono pian piano oggetto di sospensione da parte delle autorità locali.

Anche se RuNet non è ancora l’unico network nell’ambito del quale è possibile navigare in Russia, i media digitali più diffusi in quel Paese sono però operatori locali, dal motore di ricerca Yandex al social network VK, dai marketplace Ozon e Wildberries all'instant messenger Telegram. Occorrerà comprendere se tali operatori, che in qualche caso sono aziende quotate, resisteranno agli effetti della crisi economica e finanziaria che di certo li toccherà oppure se sapranno costituire l'ossatura di un'economia digitale parallela. In questo secondo caso, terminati il conflitto e ridotte le sanzioni, sarà ovviamente necessario per le imprese italiane capire come esservi presenti in modo sostenibile sia sul piano legale che economico oltre che nel rispetto delle condizioni che prevarranno alla fine della guerra.

Il mondo che negli ultimi anni era diventato più piccolo non solo per via della globalizzazione e delle migrazioni, ma anche grazie alla velocità e alla pervasività con cui le informazioni sono trasmesse online, rischia di diventare improvvisamente più grande e lontano. Ed al contempo le immagini che ci arrivano del conflitto, in presa diretta e senza filtri, rendono la guerra quanto mai tangibile e tale da richiedere, soprattutto nei confronti dei più giovani, atti di verità e spiegazione.

Il “fronte digitale” della guerra non riguarda però solo le scelte dei soggetti pubblici e privati che sono coinvolti, ma è parte del conflitto per via delle capacità di comunicazione del Presidente ucraino e dell’uso addirittura di meme da parte del governo di quel Paese che sono stati adottati per accrescere l'efficacia dell’attività sui social media così come un tempo manifesti e canzoni ci hanno tramandato azioni di propaganda e mobilitazione.

Di tutto ciò che è accaduto colpisce forse ancora di più però la sospensione da parte di Google Maps, in Ucraina, della funzionalità “traffico in tempo reale”. Utile a noi per scansare il traffico in tangenziale, pericolosa in quel contesto per la sicurezza dei cittadini.