La partita dell’Ema e il diritto di sapere che cosa è successo

Il problema sta nell’andare a vedere se ci siano o meno pecche nella formazione del fascicolo sulla base del quale i 27 hanno votato

DOMANDA:

CARO DIRETTORE, leggo sul «Giorno» del caso dell’Ema, tornato di grande attualità con il ricorso presentato dal Comune di Milano contro l’asegnazione della sede dell’Agenzia europea del farmaco ad Amsterdam. Il dossier presentato dall’Olanda, sembra di capire, presenta lacune, tanto da temere che in sede decisionale qualche passaggio procedimentale non abbia funzionato a dovere. Sarebbe gravissimo. Più ancora del fatto che l’assegnazione sia avvenuta tramite sorteggio. L.C.

RISPOSTA:

IL PUNTO è proprio questo e non è un caso che sul «Giorno» abbiamo voluto sollevare il problema, pur senza accusare nessuno. Noi non sappiamo né possiamo sapere se in questa vicenda ci siano fatti di violazione di legge, ma senza dubbio, quali cittadini milanesi e italiani, abbiamo diritto di sapere come esattamente sono andate le cose. E certamente non ci possiamo accontentare di venir “liquidati” con la semplicistica dichiarazione di Jean Claude Juncker: «È stata una decisione politica, presa dai governi dei 27». Come dire: il caso è chiuso, voltiamo pagina. Il problema non sta qui, ma nell’andare a vedere se ci siano o meno pecche nella formazione del fascicolo sulla base del quale i 27 hanno votato. In caso positivo la decisione dei 27 sarebbe viziata per travisamento dei fatti. Se vogliamo andare oltre, impossibile non notare come, in caso di ipotetiche violazioni di legge, oltre che un’indagine amministrativa servirebe un’inchiesta penale. E si aprirebbe il problema di che tutela abbiano gli Stati membri dell’Ue. Ma questo è già un altro discorso. sandro.neri@ilgiorno.net