Tutti a scuola: una promessa non mantenuta

Troppi annunci sul tema: anche in questo campo la pandemia non ha insegnato nulla di utile

Sandro Neri

Sandro Neri

Caro Direttore, si è deciso di far rientrare tutti i ragazzi a scuola ma non si è affrontato il problema più grande: il sovraffollamento dei mezzi pubblici. Che fine ha fatto la promessa di scaglionare gli orari di ingresso in aula per scongiurare i rischi del contagio da coronavirus? Vittorio, da Ilgiorno.it

Sono mesi che si ascoltano annunci e promesse. Dai tamponi di massa per il tracciamento dei contagi fino al potenziamento delle corse della metropolitana e degli autobus. La verità è che i prospettati cambi di orario si sono scontrati con le resistenze di sindacati e insegnanti. E la stessa fine ha fatto la promessa del governo di prolungare il calendario delle lezioni fino alla fine di giugno: tema della prima uscita pubblica del nuovo premier. Quanto ai test rapidi, solo ora qualcuno ha cominciato a organizzarsi. Ma ormai alla riapertura manca meno di una settimana. In compenso, anche i mezzi pubblici non sono stati potenziati né resi più frequenti. E questo, molto semplicemente, perché le aziende del trasporto pubblico non se lo possono permettere. Forse è tempo di uscire dall’ipocrisia. La didattica a distanza non piace a nessuno, ma quando si prova a tornare in presenza gli ostacoli sono sempre insormontabili. Le soluzioni auspicate sono ogni volta molto promettenti ma non vengono mai messe in pratica. Neanche in questo campo la gestione della pandemia ha insegnato qualcosa di utile. mail: sandro.neri@ilgiorno.net