Le scelte che servono ai lombardi

L'autonomia sembra aver imboccato la strada giusta

Milano, 5 gennaio 2020 - L'autonomia sembra aver imboccato la strada giusta. La riforma per la ridistribuzione dei poteri fra centro e periferia, attesa dalle regioni del Nord, sta muovendo passi decisivi. Lo diceva, due giorni fa, lo stesso governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. La Lombardia e il Veneto sono le regioni maggiormente interessate alla svolta autonomista, poiché guidate da due presidenti della Lega. Cioè dalla forza politica che più di altre preme da anni perché le Regioni abbiano maggiore libertà nella gestione delle proprie risorse finanziarie, con particolare riferimento ai settori della sanità, dell’istruzione e delle infrastrutture. Ambiti per altro prioritari nei programmi della Giunta di Attilio Fontana.

Ma se, come pare, il governo Conte bis ha messo fra le sue priorità dei prossimi mesi la riorganizzazione delle competenze Stato-Regioni una domanda i lombardi dovrebbero farsela. Converrebbe andare subito al voto e confidare nella probabile vittoria del centrodestra oppure proseguire il braccio di ferro con l’attuale esecutivo nazionale sperando di strappare una porzione più ampia possibile di autonomia per i propri territori? La risposta non può che essere articolata. Non si parla soltanto di un testo di legge, ma di una visione complessiva di politica economica e sociale. Il Conte bis, nella manovra finanziaria recentemente approvata, ha confermato un orientamento tendenzialmente assistenzialista, con il rinnovo del reddito di cittadinanza e la moltiplicazione di sussidi fini a se stessi, che forse tamponano temporaneamente qualche emergenza ma non creano le premesse per una crescita stabile e duratura. Sono palliativi che hanno probabilmente anche una finalità elettoralistica, dal momento che la disgregazione del Movimento 5 Stelle rende incertissime le sorti della legislatura. Il modello lombardo si basa su logiche profondamente diverse da quelle abbracciate dal governo nazionale, poiché punta segnatamente su incentivi all’imprenditoria e su meritocrazia in tutti gli ambiti della società. Per questo forse un esecutivo nazionale con una politica altrettanto aperta alla concorrenza e al dinamismo imprenditoriale potrebbe incentivare ulteriormente lo sviluppo lombardo e rendere ancora più proficua la riforma autonomista. Ecco perché il mese di gennaio potrebbe essere decisivo anche per la Lombardia. Si voterà in Calabria ed Emilia Romagna, ma i riflessi delle urne saranno nazionali e porteranno inevitabili riassestamenti degli equilibri politici.