Lombardia prima in attrattività: investimenti sì ma salviamo le nostre filiere

Sandro Neri direttore de Il Giorno

Sandro Neri direttore de Il Giorno

Con 296 progetti d’investimento negli ultimi cinque anni (su un totale, a livello nazionale, di 705) la Lombardia si conferma la regione più attrattiva d’Italia e tra le principali in Europa. Con conseguenti ricadute, tutte positive: come raccontato recentemente dal «Giorno», i potenziali nuovi  posti di lavoro sono 13.673, i possibili investimenti generali pari a oltre cinque miliardi di euro. La novità non sta però solo nei numeri. È il valore stesso dell’attrattività di un territorio a essere  cambiato. E il valore aggiunto non è il denaro versato dagli investitori, ma la qualità di ogni singola operazione. Quindi la selettività che è alla base. Non potrebbe essere altrimenti nell’attuale contesto economico.

Oggi le catene internazionali della  produzione sono sotto stress. Messe in difficoltà dagli  aumenti del costo delle materie prime e dell’energia, a volte costrette a interruzioni  dell’attività a causa dell’uno o dell’altro fattore. In questo quadro diventa fondamentale poter contare su filiere il più complete possibile nella loro  affidabilità. Cioè non soggette a interruzioni improvvise legate ad accadimenti o crisi internazionali. Poche aree produttive al mondo sono affidabili quanto la Lombardia.  Un territorio dove operano, uno di fianco all’altro, produttori, fornitori, distributori, venditori. Con in più i vantaggi di una rete di trasporti, di infrastrutture e di logistica di primo livello. Non solo. In uno scenario dominato dall’incertezza e da grandi tensioni anche di natura geopolitica bisogna muoversi promuovendo e cercando accordi. L’Italia ha dimostrato di saperlo fare. L’orizzonte da raggiungere è quello dell’autonomia strategica. L’agricoltura, settore nel quale la Lombardia è prima in Italia, il manifatturiero – che vede questo territorio fra i quattro motori d’Europa – e il terziario fanno gola agli stessi italiani. :on a caso gli investimenti non sono più solo stranieri. Mantenere saldo e in salute il sistema produttivo del Paese è la sfida del momento. Bene l’arrivo di investimenti, a patto che questi non si rivelino predatori. Guai a rinunciare a una selezione all’ingresso; guai a consegnare le imprese a chi, in tempi di grandi disponibilità finanziarie, può permettersi offerte generose per svuotare poi le aziende acquistate e, in  prospettiva, l’intero tessuto economico. I due anni di pandemia e di esplosione dei costi impongono politiche e interventi di salvaguardia delle aziende esistenti. Un’azione decisa per impedire che  gli imprenditori gettino la spugna. Un richiamo alla trasparenza dei mercati finanziari e  sull’acquisizione delle imprese in un momento come questo è quanto mai necessario. I dati sull’attrattività della Lombardia dimostrano che l’orgoglio è stato salvato. Ora occorre salvare anche le filiere