L'anno dei rincari

Se c'è un fardello che le imprese si sono trascinate nel 2019 come retaggio dell’anno passato, questa è l’incertezza

Milano, 6 gennaio 2019 - Se c'è un fardello che le imprese si sono trascinate nel 2019 come retaggio dell’anno passato, questa è l’incertezza. Unita all’aumento delle tasse. A dirlo impietosamente, senza giri di parole, sono i commercialisti, il cui ufficio studi nazionale ha realizzato un’analisi precisa, secondo la quale dall’anno appena cominciato gli imprenditori dovranno aspettarsi certamente un aumento del peso fiscale. Per le aziende, nel complesso, ci sono maggiori tasse in vista, pari a 2,4 miliardi di euro: la sola web tax nel triennio 2019/21 costerà 1,35 miliardi di euro. Senza, per altro, colpire i colossi della rete, ma l’intera economia digitale e le attività online delle imprese italiane che già pagano le tasse su questo fronte. Due settori, banche e assicurazioni, pagheranno da sole ben 5,6 miliardi in più in tre anni e appare prevedibile che si rivolgeranno alla propria clientela, privata e imprenditoriale, per limitarne se non azzerarne l’impatto.

Cerino in mano ai consumatori, insomma, se è vero che da oggi al 2021 pagheranno 522 milioni di euro in più all’Erario. Riduzione del prelievo, invece, per i lavoratori autonomi. Precisamente, per un totale di 6,8 miliardi, concentrati per lo più sulle partite IVA individuali che si prevede pagheranno 4,8 miliardi in meno di tasse.  Positiva la manovra vista dalle micro, piccole e medie imprese artigiane, per le quali arriverà un risparmio dalla mini IRES, pari a circa 2 miliardi nel 2020 e 1,7 nel 2021, per un totale intorno ai 3,7 miliardi di tasse pagate in meno nel triennio. 

I vantaggi fiscali determinati dalla proroga degli incentivi Industria 4.0 sono quantificati intorno a 1,2 miliardi. I commercialisti italiani avvertono però che su famiglie e imprese incombe la spada di Damocle della tassazione locale, liberata dal blocco delle aliquote. I Comuni potrebbero approfittarne aumentando Imu e Tasi fino all’1,06 per mille, mentre addirittura l’imposta comunale su pubblicità e pubbliche affissioni potrà essere ritoccata fino al 50 per cento in più. Su tutto, in più, grava l’incertezza che ha spadroneggiato nel Paese nei mesi che hanno prima preceduto e poi fatto assistere al parto della Legge di Bilancio. Le due pietre miliari della manovra economica, reddito di cittadinanza e quota 100, hanno trovato solo un timido accenno in finanziaria e attendono i decreti annunciati che dovrebbero plasmarli definitivamente. Restano due grandi incognite, soprattutto perché è impossibile definirne i contorni a medio-lungo termine e di riflesso quantificarne l’impatto. Ed appare questo il vero nodo italiano. Come si possa sperare di incoraggiare e sostenere chi vuole fare impresa ed attrarre pure investimenti dall’estero in un quadro confuso, potenzialmente capace di mutare dalla sera alla mattina, e in una perenne situazione di campagna elettorale. È un problema che con il governo del cambiamento era legittimo pensare di veder risolvere, non certo di vederlo peggiorare in maniera così pesante. sandro.neri@ilgiorno.net