La riforma dimenticata

"Il nascente governo giallo-verde tra le sue priorità non ha indicato un rinnovamento della Pubblica Amministrazione sul fronte del digitale"

Milano, 10 maggio 2018 - Il nascente governo giallo-verde tra le sue priorità non ha indicato un rinnovamento della Pubblica Amministrazione sul fronte del digitale. Dettaglio non di poco conto. Soprattutto alla luce dei ritardi già accumulati. Sommando il semestre bianco di scadenza della legislatura al bimestre nero delle consultazioni avviate per la formazione del nuovo esecutivo, il risultato ottenuto è otto mesi. Periodo nel quale, come è giusto che sia, i manager pubblici hanno preso regolarmente lo stipendio, ormai uguale se non superiore a quello di tanti manager privati. Viene da chiedersi se in questo lungo periodo tutti i dirigenti della pubblica amministrazione abbiano potuto operare in modo altrettando puntuale. Così non sembrerebbe, a giudicare da quanto si ricava nei ministeri, negli ospedali, nelle scuole, parlando con gli addetti ai lavori. Carlo Mochi Sismondi, presidente del Forum PA - l’annuale rassegna dedicata al settore, che martedì apre i battenti a Roma - assiduo frequentatore delle stanze del potere italiano, parla di «funzionamento a scartamento ridotto della macchina amministrativa»

Di più: «Molti manager - spiega Carlo Mochi Sismondi -, non certo tutti, ma comunque in un numero tale da destare preoccupazione, si dichiarano impotenti in assenza di direttive». Il Parlamento ha lavorato per anni prima che fosse annunciato lo scioglimento delle Camere. Chi si accinge a governare deve dare seguito a quanto impostato nella passata legislatura, evitando al Paese il rischio che la attesa riforma debba ripartire da zero. L’indice Desi, che misura la capacità di un Paese di sfruttare l’economia digitale, pone l’Italia ancora agli ultimi posti in Europa. Per la precisione, al ventiquattresimo su 27. C’è, evidentemente, ancora molto da fare. Di fronte a questi risultati non certo brillanti amministrazione e Governo non possono che lavorare insieme per un cambiamento già troppe volte annunciato. Parlando di PA digitale non parliamo di un settore, di un aspetto laterale dell’azione pubblica, ma della Pubblica Amministrazione tout court. Non esiste infatti una PA digitale e una “non digitale”.

Il “digitale” non è uno strumento né tantomeno un settore della nostra vita economica, sociale, relazionale o culturale, ma è l’ecosistema in cui è immersa la nostra vita. In questo senso possiamo tranquillamente affermare che l’agenda digitale è semplicemente l’agenda dello sviluppo del Paese, perché qualsiasi politica di crescita economica non potrà che appoggiarsi sulla trasformazione digitale dei prodotti, dei processi, delle relazioni, dei ruoli. La PA digitale è semplicemente una PA migliore, più veloce, più semplice, più vicina ai cittadini, più adatta a produrre “valore pubblico” per i contribuenti. In questo momento di svolta politica dobbiamo ricordarci che le leve fondamentali sono a nostra disposizione: c’è un piano triennale, ci sono i soldi della programmazione europea, ci sono le tecnologie ormai mature. Non utilizzarle per un cambio di passo sarebbe imperdonabile.

sandro.neri@ilgiorno.net